La fine di un matrimonio. Un evento che, quando avviene, costringe la coppia che ha deciso di separarsi a dover affrontare numerose questioni e problemi sia legali che morali, e a doversi porre domande dolorose, tra le quali spicca quella più sanguinosa “come è potuto succedere?”.
Quando ciò succede, si è costretti ad analizzare le proprie azioni, nel tentativo di comprendere cosa è andato storto, a volte incapaci di comprendere gli errori che hanno fatto naufragare l’unione.
Nel 1961, grazie al grande duo di attori Marcello Mastroianni & Jeanne Moreau, il regista Michelangelo Antonioni è riuscito a descrivere “impietosamente” la distruzione di un matrimonio nel film La Notte.
Lo scrittore Giovanni Pontano e sua moglie Lidia, dopo aver fatto visita a un amico in fin di vita – che ha visto la loro unione nascere e andare incontro all’autodistruzione – si recano alla presentazione di un libro di lui, per poi separarsi: Lidia inizia a girovagare per la città, in una lunga peregrinazione irreale, composta da silenzi di periferia che assomigliano a spasmi privi di vita e squame di ruggine che si stagliano dai cancelli, rovine di una guerra che non si riesce del tutto a rimuovere dalla memoria.
La sera stessa, al party di un industriale, i due comprenderanno vicendevolmente che ormai sono diventati due estranei, incapaci di arrabbiarsi l’uno con l’altro e di provare la benché minima gelosia reciproca; non basterà neanche tentare di tradirsi a vicenda che li spingerà a tirare fuori il coraggio di reagire, finendo per diventare esecutori materiali della distruzione materiale di ciò che avevano di più caro.
Solo all’alba, dopo un temporale che, con la sua potenza, ha devastato tutto, i due riusciranno a parlarsi e ad amarsi per un’ultima volta, in una scena che sembra preannunciare Ultimo Tango a Parigi di Bernando Bertolucci.