La corvetta “Caracciolo” la nave degli scugnizzi.
La nave Caracciolo fu costruita nel 1865 nei cantieri di Castellammare di Stabia. Al suo varo prese il nome di “Brillante” ed era una pirocorvetta ad elica della regia marina. Aveva un armamento di sei cannoni da 160 mm a canna rigata con avancarica, disposti sul ponte di coperta. Nel 1869, la pirocorvetta sarà ribattezzata “Caracciolo “. Nel 1874 si armerà anche di un tubo lanciasiluri di 380mm. Durante tale periodo la nave sperimentò per la prima volta il siluro “Luppis“, la prima arma di questo tipo adottata dalla Regia Marina e provvederà all’addestramento dei primi siluristi. Dopo vari viaggi e vicissitudini nell’ottobre 1895 la nave è privata del motore e da nave da guerra diventa un veliero nave scuola.
Veliero scuola militare della regia marina
Dal 1895 al 1904 la corvetta sarà impiegata esclusivamente per la navigazione a vela. Diventerà una nave scuola militare. Effettuava le crociere di addestramento del personale della regia marina . Dopo 40 anni di onorato servizio la nave ormai vecchia e sgangherata doveva essere disarmata e destinata alla demolizione. Sarà a questo punto che la signora Giulia Civita Franceschi, con l’ aiuto di una sua amica figlia di Giolitti (che allora era capo del governo) chiederà alla regia marina di donare l’unità navale al comune di Napoli. In questo modo lei l’ avrebbe potuta trasformare in una nave asilo per accogliere ed educare l’infanzia abbandonata della città.
Nave scuola “Garaventa”
Un esperimento simile già era stato effettuato con successo a Genova dal professor Nicolò Garaventa. Il docente – filantropo aveva costituito su una nave una scuola officina destinata all’ educazione dei ragazzi “difficili” della città. Questa nave scuola opererà ininterrottamente dal 1883 al 1977 .
Nave asilo “Scilla”
Un altro precedente era la nave “Scilla” , dove lo studioso e filantropo David Levi-Morenos con la moglie Elvira organizzarono, finanziarono e diressero a Venezia un asilo fin dal 1906. L’ asilo era dedicato come scuola di pesca per gli orfani dei pescatori dell’Adriatico. Anche la scuola di questa nave durante il fascismo passò all’ amministrazione dell’ opera nazionale Balilla ma dopo la guerra riprese la sua normale attività pedagogica ed educativa fino al 1972.
Giulia Civita Franceschi con i suoi marinaretti
Trasformazione della nave in scuola
Dopo l’ adattamento per diventare una imbarcazione scolastica (tra l’altro sarà eliminato l’albero maestro lasciando invece trinchetto e mezzana), la «Nave Scuola Marinaretti Caracciolo» sarà inaugurata nell’aprile del 1913.
Sovvenzionata dal governo con 16.000 lire all’anno, la nave scuola sarà gestita da ex ufficiali di Marina. La disciplina militare sarà curata da ex sottufficiali. La didattica e i laboratori professionali invece erano gestiti da insegnanti civili. Su questa ha insegnato anche Raffaele Viviani. Per oltre un decennio la Caracciolo rimane ormeggiata con tali funzioni al molo Beverello nel porto di Napoli. In seguito si sposterà prima al Pontile Vittorio Emanuele e poi al Molo San Vincenzo. In estate, invece, ormeggiava a Castellammare di Stabia.
L’esperimento pedagogico prima favorito e poi osteggiato dal fascismo
Giulia Civita diresse la scuola dall’agosto 1913 (quando in pochi mesi dall’ istituzione raccolse già 51 allievi) sino al 1928 (quando il fascismo l’allontanò dalla direzione per far accorpare la scuola dall’Opera Nazionale Balilla), periodo durante il quale 750 tra orfani di marittimi e ragazzi abbandonati vennero accolti e rieducati.
Diversi studiosi italiani e stranieri, tra cui Maria Montessori, visitarono la Caracciolo, restando favorevolmente impressionati dai risultati raggiunti, e nel 1922 la signora Civita ricevette una medaglia d’oro conferita dal ministro dell’Istruzione .
Scuola di marinaretti e di pescatori
A partire dalla fine del 1918 si impiegò la Caracciolo anche come una Scuola di Pesca su desiderio dell’Amministrazione comunale di Napoli, che indicava anche i 50 orfani che avrebbero dovuto frequentare tale corso: nel 1921 nacque così la «Scuola per Pescatori e Marinaretti».
Riconoscimenti nazionali e internazionali
La “Caracciolo” non fu solo una scuola di addestramento ai mestieri marittimi ma una comunità in cui ogni fanciullo, rispettato nei propri bisogni nonché incoraggiato e valorizzato nella proprie attitudini, veniva «aiutato individualmente a migliorarsi e a svilupparsi in modo armonico» . Come già accennato l’impresa pedagogica ha avuto l’attenzione di grandi personalità e studiosi di sistemi educativi come Maria Montessori, Eduard Claparède , Enrico Ferri e da altri numerosi esperti italiani e stranieri. Tutti erano attratti per osservare da vicino il cosiddetto “sistema Civita”. Un approccio educativo, adatto al recupero e all’integrazione di minori, che privilegiava la conquista della dignità legata al lavoro, alla solidarietà e agli affetti. Visitò la nave asilo perfino una commissione scolastica dal Giappone per studiare i metodi pedagogici e di recupero dei “giovani marinaretti”.
Un esperimento pedagogico unico nel mondo
La Caracciolo non era un orfanotrofio, non era un riformatorio e non era una scuola militare. Per queste ragioni la signora Civita avrebbe voluto estendere le attività della scuola alle bambine e alle ragazze, ma il progetto fu osteggiato e non potette avere seguito. Giulia Civita Franceschi rimase alla direzione della nave fino al 1928 dopo di che l’asilo fu assorbito dall’ opera nazionale balilla che vanificò il lavoro pedagogico e umano, dando un indirizzo prettamente militaristico e guerriero all’ educazione dei ragazzi, più consono ai dettami fascisti, per temprare i giovani alla guerra. Abbandonata nel porto di Napoli, la Caracciolo sarà duramente danneggiata durante i pesanti bombardamenti aerei su Napoli della seconda guerra mondiale. La vecchia corvetta non più riparabile sarà avviata alla demolizione alla fine del conflitto. La campana di bordo, insieme al siluro “Luppis”, si conservano al Museo Tecnico Navale di La Spezia.
Il ricordo della signora Giulia Civita è rimasto vivo a lungo nella mente e nel cuore dei suoi numerosi studenti salvati dalla “strada” e dalla fame. Il giorno del suo funerale il 27 ottobre 1957 corsero in massa a dare l’ estremo saluto alla “Capitana” e la sua bara fu trasportata a spalla da quattro suoi ex marinaretti.
Le testimonianze storiche
La memoria di questa esperienza scolare è oggi conservata in un archivio di foto, stampe, documenti ufficiali, materiale dell’ all’amministrazione e della gestione della nave, appunti personali, discorsi di Giulia Civita. Tutta questa documentazione , è pervenuta al Museo del mare di Napoli attraverso i discendenti di un “caracciolino” che ne aveva raccolto nel tempo le testimonianze. Uno dei tanti scugnizzi legato alla signora Giulia da un rapporto filiale.
Conclusioni
Questa è la storia di un vecchio veliero senza marinai eppure una storia di mare e di vita La storia di una donna e di una nave che merita di essere raccontata e mai dimenticata . I protagonisti sono: un vecchio veliero il “Francesco Caracciolo”; una determinata e geniale donna napoletana Giulia Civita Franceschi; e gli scugnizzi trasformati in “I Caracciolini”.
Negli anni tra il 1913 e il 1928, Napoli grazie alla Civita, con questo esperimento educativo straordinario è al centro dell’interesse pedagogico internazionale. In 15 anni di attività teniamo a ricordare che ha raccolto nei vicoli di Napoli oltre 750 ragazzi, sottraendoli a una condizione di abbandono e delinquenza e indirizzandoli ai mestieri del mare. Ha dato un futuro e una speranza a questi ragazzi abbandonati. “Peccato che questa pedagoga e benefattrice sia stata quasi totalmente dimenticata. A Napoli non esiste una strada o una scuola che porti il suo nome.
Per saperne di più :
Dalla professoressa Maria Antonietta Selvaggio, curatrice di diverse mostre, studiosa e ricercatrice, che col suo impegno e le sue numerose pubblicazioni contribuisce notevolmente alla conoscenza dell’ esperimento della nave “Caracciolo” riceviamo e segnaliamo la nutrita bibliografia che segue :
- “Da scugnizzi a marinaretti”: viaggio nella memoria di un’esperienza straordinaria, in Mussari A. e Selvaggio M. A. (a cura di), Da scugnizzi a marinaretti. L’esperienza della Nave asilo “Caracciolo” 1913-1928, Napoli, ESA 2010, pp. 25-56;
- Memoria privata, memoria pubblica: dinamiche della relazione con il passato, in Migliorati L. – Mori L. (a cura di), I mille volti della memoria, Verona, QuiEdit 2011, pp. 139-160;
- Giulia Civita Franceschi e l’esperimento educativo della Nave Asilo “Caracciolo” (1913-1928): una memoria da recuperare, in Guidi L. e Pelizzari M.R. (a cura di), Nuove frontiere per la storia di genere, Vol. 2°, cap. 5°,Collana Scientifica dell’Università di Salerno, Padova, Libreriauniversitaria.it 2013, pp. 253-260;
-
From urchins to sailors: an educative and civic experiment in Naples (1913-1928),in “Academicus. International Scientific Journal”, IX, MLXIV, 9/2014, pp. 171-179;
- La Nave come “seconda nascita”. Il “sistema Civita” per l’infanzia abbandonata di Napoli, Napoli, ESA 2014;
- Transforming Street Urchins into Adult Sailors on the Training Ship ‘Caracciolo’ (1913-1928): Giulia Civita Franceschi and Her Educational Vision, N.Y., USA, The Edwin Mellen Press 2014.
- L’esperienza delle Navi Asilo in Italia e il caso della “F. Caracciolo” (Napoli, 1913-1928), in C. Cenedella e G. Fumi (a cura di), Oltre l’assistenza, Milano, Vita e Pensiero 2015, pp. 157-180;
- (con L. Tortora), Archivi virtuosi e percorsi didattico-divulgativi. Viaggio nella storia della Nave Asilo “Caracciolo” attraverso le carte CIvita-Labriola-Aubry (Archivio Museo del Mare di Napoli), in C. Cenedella (a cura di), Istituti di assistenza: biblioteche e archive: un trinomio caratteristico, Milano, Vita e Pensiero2015, pp. 55-90
- Giulia Civita Franceschi: un esempio di leadership femminile in campo educativo tra ammirazione e contrasti, in H. Gallego Franco y M. del Carmen Garcìa Herrero (eds.), Autoridad, Poder e Influencia . Mujeeres que hacen historia, Barcelona, AEHIM Icaria Editorial 2017, pp. 1411-1425 (cd rom).
- L’avventura virtuosa della Nave Asilo “Caracciolo”, una memoria recuperata, (in Ead., a cura di), Gli scugnizzi caracciolini. Immagini di una memoria napoletana, Napoli, La Città del Sole 2018, pp. 33-63.
- Giulia Civita Franceschi, la Montessori del mare che donava all’infanzia abbandonata una “seconda nascita”, in Saperi, parole e mondi. La scuola italiana tra permanenze e mutazioni (secc. XIX-XXI), a cura di R. Del Prete, Benevento, Kinetès Edizioni 2020, pp. 79-117.
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