Cocullo – La Festa dei Serpari

A causa dell’emergenza Coronavirus anche quest’anno  non ci è svolto  l’antico rito dei serpari a Cocullo in onore di San Domenico abate protettore contro il morso dei serpenti e  dei cani idrofobi .

Le origini

Una festa di origine romana, quando i serpari erano i sacerdoti della dea Angizia i cui templi si trovavano nella vicina Luco dei Marsi (quei Marsi, il cui nome vuol dire maneggiatori di serpenti, come riferiva Plinio il Vecchio) dedicata ad Angizia e a Ercole Sanco. Questo antico rito fu poi cristianizzato verso il XII secolo e la dea venne sostituita con la devozione a San Domenico, protettore dalla rabbia, dal veleno dei serpenti e dal mal di denti. Si tramanda che fu proprio per un intervento miracoloso del Santo, che le serpi intorno a Cocullo persero il veleno. San Domenico si fermò in Cocullo per breve tempo, lasciando alla chiesa locale un suo molare e il ferro di una sua mula che sono conservati tuttora come preziose reliquie: il ferro di mula ha il potere di guarire dae morsi degli animali in genere , mentre il dente dai morsi di vipere e serpi velenose.

San Domenico sostituisce la simbologia pagana

La figura di San Domenico chiaramente si sovrappone ad antichissimi riti propiziatori ed usanze di origine pagana e lo stesso culto di San Domenico di Cocullo, è tra le tradizioni cristiane quella più pagana con un grande interesse etnografico e storico. Il rito è riconducibile ai culti della dea Angizia, venerata soprattutto dai Marsi e dai Peligni, antiche popolazioni italiche. Nell’Eneide è presente la figura di Umbrone, giovane serparo marso: alleato di Turno nella guerra contro Enea, sarà ucciso dal capo troiano in persona. Le origini del culto attuale sarebbero invece da far risalire, probabilmente, alla seconda metà del secolo XV.

I serpari

I serpari che conoscevano il segreto per rendere innocue le serpi col suono del corno divennero, così, i migliori seguaci del santo. In primavera i serpari vanno a caccia di serpenti, che servono per l’evento, sui monti.
I segreti per la loro cattura vengono tramandati da padre in figlio. Un arte antica e difficile descritta anche da Gabriele D’Annuzio nella sua tragedia “La fiaccola sotto il moggio”:

“Non fa sosta alle soglie.
Passa.
E’ frate del vento.
Poco parla.
Sa il fiato suo tenere.
Piomba.
Ha branca di nibbio, vista lunga.
Piccol segno gli basta.
Perché triemi il filo d’erba capisce…”

 

Processione di San Domenico

Cattura e liberazione dei serpenti

Le serpi vengono raccolte in sacchi di juta o in vasi di terracotta con foglie secche e terriccio e vengono nutriti con topi vivi e uova soda fino al giorno della festa. E subito dopo la festa vengono liberate, mentre anticamente venivano ammazzate e sepolte nei pressi della chiesa. I diversi serpari liberano i loro sacchi di serpi sulla statua del santo secondo un rito antichissimo. E se qualche serpente dovesse malauguratamente coprire gli occhi della statua del santo ci saranno sciagure e mali auspici.

La tradizione religiosa

Rivestita di serpi la statua viene portata in processione per le vie del borgo, seguita dai giovani in costume popolare con i pani benedetti, detti ” ciambelli”, dalla banda , le autorità e tutta la popolazione, persino quella dei diversi paesi limitrofi ….e oggi anche da numerosi turisti. Nell’ ultima manifestazione si contavano addirittura 15.000 presenze su 225  abitanti abituali del piccolo comune Peligno.

Antica simbologia

In tutto il borgo si svolgono rituali simbolici : in un angolo vicino al portone d’ingresso della chiesa, per esempio, si ripete senza sosta il “rito della catenella”. I fedeli, a turno, addentano la catena di una piccola campana facendola suonare. Usanza che, secondo la tradizione, ha il potere di preservare dal mal di denti in quanto il santo è anche protettore da questo male. Altri invece prelevano della terra, la spazzatura della chiesa, posta in una piccola grotta dietro la nicchia del santo che, secondo la tradizione, sparsa sui campi o intorno alle abitazioni, tiene lontani i pericoli di ogni genere, e sciolta nell’acqua e bevuta, combatte la febbre.

Foto di Luca Capannolo – Tratta da meto Abruzzo Facebook

Spostamento della data delle celebrazioni

Esiste ancora il testo di una petizione popolare del 1824 in cui si richiedeva all’ arcivescovo dell’epoca di far spostare la data della celebrazione, prima ricorrente il 22 gennaio, giorno della nascita di san Domenico. Spostamento dovuto alle esigenze dei fedeli, visto che in quel periodo nel rigido inverno abruzzese le strade erano impraticabili per il ghiaccio e la neve, cosa che creava non pochi problemi alla festa. In più, c’è da dire, che i serpenti erano in letargo e i serpari fedeli seguaci del santo non potevano esibire la loro abilità. Da allora si decise, dunque, di associare la manifestazione nel ciclo delle feste della “maggiolata abruzzese” .

 

In pochi paesi al mondo i serpenti sono così amati e venerati e ritenuti simbolo di prosperità e benessere.

La prima fase della festa consiste nella ricerca e nella cattura dei serpenti (tutti rigorosamente non velenosi) che cominciano ad essere raccolti quando inizia a sciogliersi la neve, da persone esperte dette serpari. Queste osservano le stesse tecniche dei serpari antichi anche se allora i rettili venivano posti in recipienti di terracotta, ora in cassette di legno.

Le specie di serpenti che vengono raccolte

Le specie che vengono raccolte sono quattro:

  • Il cervone.
  • Il saettone.
  • La biscia dal collare.
  • Il biacco.                                                                                                                                                                                                                                                                                       Dello stesso autore su ” Oltre i Resti “
  • Foto di pubblico dominio da Wikimedia  : File: La Statua di S.Domenico in processione a Cucullo.jpg  di Ewa hermanowicz

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