Tutto iniziò con una lotta di due città a pochi chilomentri tra loro. Bisogna premettere che dopo la guerra tra gli Etruschi, guidati dal Re Menenzio, alleato del Re Turno dei Rutuli con i Latini e gli Esuli Troiani guidati da Enea, il fiume Tevere diventò il confine naturale tra Etruschi e Latini. Secondo lo storico Livio, i romani divennero così potenti da essere in grado di far cadere tutte le città vicine, appartenenti ai Sabini, agli Antemnati e ai Ceninensi.
Una città etrusca, Fidene, decise addirittura di attaccare Roma, ormai troppo vicina e potente. Le battaglie combattute tra Romani ed Etruschi Veienti sicuramente furono causate dalla vicinanza di Roma con un’antica città Etrusca, Veio.
Veio si trovava a soli 20 km da Roma ed era situata su un altipiano facilmente difendibile, controllava il territorio posto sulla riva destra del Tevere, fiume considerato la principale via di traffico dal mare verso l’interno, anello di collegamento tra il territorio meridionale etrusco e Capua, primo avamposto etrusco nel meridione italiano. Il lato sinistro del Tevere, invece, era controllato dai Romani e ciò per Veio rappresentava un ostacolo per il controllo della navigazione e dei commerci in generale.
Tito Livio nel libro V di “Ab urbe condita libri” parla della caduta di Veio avvenuta nel 396 a.C. La distruzione della città avvenne dopo un assedio romano durato per anni. I Veienti per vari secoli cercarono di contrastare l’espansione romana verso le terre del nord sin dai tempi di Romolo.
I Romani elessero dittatore Marco Furio Camillo. Il quale scelse Publio Cornelio Scipione come maestro della cavalleria, stabilì un giorno per la chiamata di leva, corse sotto le mura di Veio per rincuorare i soldati, che continuavano l’assedio che durava da dieci anni e poi tornò a Roma per reclutare un nuovo esercito. Arrivato sotto le mura di Veio, il dittatore fece costruire vari fortini. Successivamente ordinò la costruzione di una galleria che doveva arrivare fino alla rocca veiente servendosi di sei squadre di scavatori. I soldati Romani uscirono dal cunicolo e iniziarono l’attacco. Contemporaneamente attaccarono le mura di Veio spingendo i suoi difensori a concentrarsi sui bastioni. Iniziò il massacro della popolazione e il conseguente saccheggio, ma durante una pausa dei combattimento, Camillo risparmiò chi non portava armi. I Romani fecero un ricco bottino.
La maggior parte della popolazione di Veio scampata al massacro fu ridotta in schiavitù e il territorio frazionato fu concesso ai cittadini della futura Urbe Eterna.
Era il 396 a.C., data che segnò una tappa fondamentale per l’espansione romana e per il controllo del commercio in quei territori. La città di Veio fu interamente distrutta e il territorio romano si accrebbe di circa 600 km quadrati; Roma divenne così la popolazione con il teritorio più esteso del Lazio e dell’Italia centrale. La distruzione diella città Etrusca fu una prova generale dell’efficienza raggiunta dall’esercito romano che già dal 407 a.C. percepiva uno stipendio. L’assedio e la distruzione di Veio sono dettagliatamente descritte nel noto programma di “Focus”, che tanto contributo danno per una maggiore conoscenza della nostra storia. In quella stessa data dell’avvenimento si ebbe anche il cambiamneto drastico della struttura dell’esercito romano, sempre più corrispondente alle esigenze militari ed economiche di un impero che si stava via via ingrandendo.
La “città eterna” stava velocemente acquistando un vero e proprio ruolo di “superpotenza”, che riuscì a mantenere almeno fino al 476 d.C., anno in cui cadde definitivamente l’impero d’Occidente. La storia del piccolo villaggio di pastori del 753 a.C. durò ben dodici secoli: non male per una “villaggio” di 2000 anni fa’!