L’epigramma è in effetti una vera e propria iscrizione poetica, encomiastica od anche funeraria. Però può anche indicare un componimento poetico alquanto breve.
L’epigramma è conosciuto almeno dall’VIII secolo A.C. ed è di origine greca, ed inizialmente inciso su pietre o su materiali di bronzo. Fu utilizzato anche nel III secolo A.C.: in quell’epoca si trattava di epigrammi sepolcrali, satirici ed erotici.
Si diffuse rapidamente anche nel mondo romano. Fra gli scrittori romani di epigrammi ricordiamo Quinto Ennio, Catullo e Marziale.
Tutta l’opera letteraria di Marziale, in effetti, si compone di epigrammi scritti in versi. Questo poeta che nacque in Spagna venne a Roma nel 64 D.C., ove si mise a comporre ed a recitare gli epigrammi da lui composti, prevalentemente in occasione di varie ricorrenze. Marziale è divenuto celebre per aver composto un insieme di epigrammi nel corso dell’80 D.C., in occasione dell’inaugurazione dell’anfiteatro Flavio, che noi conosciamo come il “Colosseo”, ad opera dell’imperatore Tito, figlio di Vespasiano che anni prima aveva iniziato la costruzione della grande opera. La sua attività consistente nella composizione di epigrammi durò ancora fino all’87 D.C., anno in cui ritornò in Spagna, ove poi morì nel 104 D.C.
Con l’aiuto di Seneca, Marziale conobbe molti personaggi influenti, come Gaio Calpurnio Pisone, che fu determinante nell’aiutare il poeta nella sua attività. La sfortuna volle che l’imperatore Nerone scoprisse una congiura contro di lui, capeggiata proprio da Pisone. Ciò provocò una feroce repressione, da parte di Nerone, nei confronti di tutti i congiurati, i quali o si suicidarono o vennero uccisi.
Così il nostro Marziale rimase senza sostegni su cui poter contare. Gli rimase un’unica amica, vedova di Lucano: Polla Argentaria. A questo punto il poeta intesse un rapporto di clientela con la famiglia dei Flavi, sin dall’avvento dell’imperatore Vespasiano. Ricordiamo Marziale per una poesia che sembra scritta nella nostra epoca, in quanto rivolta ad affaristi, adulatori, persone arricchite, gente comune.
I suoi versi sono molto fluenti, semplici, senza molti fronzoli.
Qualcuno potrebbe pensare che Marziale sia stato un moralista, ma non è così; nonostante le apparenze, è un semplice cronista molto arguto ed attento alla vita quotidiana di una grande città come Roma multietnica. Se provassimo oggi a leggere i suoi epigrammi, ne rimarremmo compiaciuti, specialmente quando il poeta descrive con dovizia quei personaggi che si possono incontrare sempre, in ogni epoca storica. In effetti i personaggi che possiamo incontrare oggi sono molto simili a quelli da lui descritti nei suoi epigrammi. La sua agile vena poetica fu apprezzata veramente soprattutto dai grandi potenti della sua epoca.
Marziale rimarrà sempre nella storia e sempre sarà ricordato come un poeta semplice ed attento a tutti i mutamenti della società in cui visse. Tanto, per questo, dobbiamo alla sua opera imperitura. Solo per inciso, ricordo che un noto magistrato nostrano in un’intervista rilasciata ai media confessò di leggere gli epigrammi di Marziale dai tempi del liceo e di essere molto preso dalla sua vena poetica.
Duemila anni sono trascorsi dalla sua epoca ed ancora oggi, qualcuno ha scelto di leggere i suoi epigrammi.
È incredibile!