In una delle strade più famose al mondo e più visitate, si nasconde nell’oblio delle pareti di pietra di basalto e ignimbrite, tra polvere di tufo grigio e giallo, una donna. Seppur negli ultimi anni molti appassionati o turisti guidati da addetti ai lavori hanno fatto capolino tra i presepi per guardala… l’immagine scolpita femminile s’erge silente in attesa di qualcosa o di qualcuno.
È la Canefora di Demetra in via San Gregorio Armeno. Lì, dove sorgeva uno dei primi templi cittadini della Neapolis Greca, tra scampoli tufacei e vulcani, dapprima vi era il Tempio della Madre delle Messi Demetra/Cerere, che soprassedeva il focolare e i campi da arare, e di cui oggi una delle poche tracce è una sacerdotessa del passato. Questo bassorilievo raffigura una religiosa di Demetra, divenuta Cerere con i Romani, con in mano una cista e dall’altra una fiaccola, secondo altri storici un cesto di grano e un’asta con la pigna. E se è certo che di questa ‘pietra preziosa di storia’ in un altro Paese, oggi, ci sarebbe un museo ad hoc, qui giace protetta e nascosta e dai pochi conosciuta.
Altre versioni vogliono individuare nella figura femminile la stessa dea Demetra, madre di Persefone. Rifacendoci agli studi del Seicento dallo storico Giulio Cesare Capaccio, il soggetto riproduce una Canefora di Demetra risalente all’incirca al VII secolo a.C. che rientrava nelle decorazioni parietali del tempio e o della casa delle sacerdotesse, ivi legate, e che praticavano i Misteri Eleusini, ovvero, riti religiosi misterici di origine greca, in onore del mito di Demetra che cercava, come da leggenda, l’amata figlia Persefone rapita dal Dio degli Inferi, Ade. La donna scolpita è abbigliata con una veste leggerissima e drappeggiata e un copricapo a forma di corona, probabilmente con stoffe di bisso o sete orientali e che si accinge ad eseguire i culti eleusini, portando la cista con oggetti sacri e la fiaccola ardente.
Oggi in quel luogo così sacro, impregnato di misticismo pagano e magico, s’erge la dimora ecclesiastica della santa protettrice e co-patrona di Napoli Patrizia, ovvero il Convento e la chiesa di san Gregorio dall’Armenia (Armeno). Eppure essa cela ancora quel ricordo impregnato di magia dal passato antico e leggendario, quelle vicende umane-divine di una madre dea che disperata è in cerca di una figlia divenuta poi regina degli Inferi. E proprio a questo evento che si deve la nascita di Partenope, la quale con le sue sorelle non ebbe la prontezza di difenderla e salvarla dal ratto commesso da Ade, cosicché Demetra e Persefone le trasformarono in arpie. Oggi come allora chinandoci a destra, mentre si sale il vicolo di San Gregorio Armeno, scopriamo come la sua fiamma illumini lo stenopos, e noi erranti come dinnanzi ad un’edicola sacra, salutiamo la sacerdotessa che guidò la Neapolis greca e poi romana da oltre e più 2000 anni.
titolo dipinto di copertina: dipinto del XVIII secolo, Francesco Sleter
fonte immagine: facebook.com e wikipedia.com
fonte articolo: maurizio ponticello newton compton editori