Pochi giorni fa, il 26 gennaio 2020, Kobe Bryant, insieme a sua figlia di tredici anni Gianna e ad altre sette persone, è decollato dal John Wayne Airport, nella Contea di Orange, in California, a bordo di un elicottero Sikorsky S-76, perdendo la vita quando il velivolo è precipitato a Calabasas, alle 9:47, prendendo fuoco e uccidendo lui e gli altri passeggeri.
Dopo aver iniziato a giocare a basket in Italia – dove ha vissuto dai 6 fino ai 13 anni di età, per via degli spostamenti del padre, che ha giocato in numerosi club di basket, passando da Rieti a Reggio Calabria, per poi proseguire a Pistoia e infine a Reggio Emilia – ha fatto ritorno negli Stati Uniti, iscrivendosi alla Lower Merion High School, dove ha guadagnato fama a livello nazionale vincendo per l’istituto il titolo statale.
Il suo debutto con i Lakers avviene il 13 novembre 1996, all’età di 18 anni e 72 giorni, nella sfida con i Minnesota Timberwolves, come riserva di Eddie Jones e di Nick Van Exel riuscendo, con le sue prestazioni, acerbe ma efficaci, ad entrare nell’All-Rookie Second Team, permettendo alla sua squadra di vincere contro gli Utah Jazz prima, e di sconfiggere poi i Dallas Mavericks e i Chicago Bulls di Michael Jordan.
Grazie alle sue performance, i Lakers vinsero gli NBA Playoffs 2000 contro gli Indiana Pacers, per poi venire inserito nell’All-Defensive Team; nel 2002 permise alla squadra di pareggiare contro i Sacramento Kings e di passare il turno per affrontare i New Jersey Nets e di batterli, ma venendo sconfitti l’anno successivo dai San Antonio Spurs.
Il 4 luglio del 2003 Bryant si ritrovò accusato di stupro da parte di una ragazza, in un caso complesso che ebbe fine solo il 27 agosto 2004, quando i legali di lei ritirarono le accuse; tale vicenda non gli impedì di rinnovare il contratto.
Nel 2004-2005 affronta con la squadra una dura stagione senza arrivare ai playoffs stabilendo, però, il secondo miglior punteggio di tutti i tempi nel 2006 e piazzandosi come migliore marcatore della lega, ma non potendo giocare ai mondiali di pallacanestro tenuti in Giappone per un’operazione al ginocchio.
Durante la stagione 2007-2008, riesce a vincere il premio di MVP della regular season, nonostante la sconfitta della sua squadra contro i Boston Celtics; nel 2009 i Lakers riescono a confermarsi come una delle migliori squadre, ottenendo nella regular season il 2° record assoluto con solo una partita dietro i Cleveland Cavaliers.
Il 1º febbraio 2010, Bryant viene riconosciuto nel ruolo di miglior marcatore dei Los Angeles Lakers con 25.208 marcature in carriera, entrando, nel 2011 nella top ten dei migliori realizzatori NBA di sempre.
La sua carriera si ritrova a rischio il 12 aprile 2013 a causa di un grave infortunio al tendine di Achille, ritrovandosi a chiudere anzitempo la stagione, giocando solo 6 partite l’anno successivo e disputando il suo ultimo incontro il 21 gennaio 2015 contro i New Orleans Pelicans, ritirandosi definitivamente il 29 novembre dello stesso anno.
Per rendergli onore, i Lakers, il 18 dicembre 2017, hanno scelto di ritirare le maglie 8 e 24 da lui indossate in una cerimonia presieduta da Magic Johnson nello Staples Center.
Ora il mondo è un posto molto più vuoto, senza di lui.