Da Napoli e dalla Campania è partito un nuovo esposto alle Procure della Repubblica e all’Antitrust, allo scopo di chiedere l’apertura di un’indagine sugli abnormi rincari dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa, registrati nelle ultime settimane in regione e sulle possibili speculazioni in atto a danno di consumatori e imprese. Nonostante il taglio delle accise, il costo della prima raggiunge il 28,5% in più, mentre la seconda è rincarata di circa il 37,5% rispetto allo scorso anno, senza che esista una giustificazione in grado di chiarire una situazione che esclude le quotazioni petrolifere.
Lo scorso 9 marzo, il prezzo al barile si aggirava sui centotrenta dollari, e un litro di benzina costava sui 2,048 euro e uno di gasolio intorno ai 1,966 euro, prima della riduzione pari a meno trenta centesimi, scattato tredici giorni dopo. Ora, la quotazione del petrolio è sui centoventi dollari per barile, con la prima venduta al litro a quasi 2,075 e, per un litro della seconda 2,030 nonostante un calo dell’8,4% del costo del marzo scorso.