Il satellite Sentinel-5P di Copernicus dell’Agenzia spaziale europea, negli ultimi tempi, ha evidenziato come in Antartide, nel corso dell’anno attuale, il buco dell’ozono ha raggiunto dimensioni quasi da record, arrivando a quella che è la sua dimensione massima.
Normalmente, le dimensioni del buco dell’ozono fluttuano tra agosto e ottobre, crescendo e raggiungendo il picco massimo tra metà settembre e metà ottobre, con le temperature della stratosfera che salgono nell’emisfero meridionale, provocando una riduzione dell’ozono che inizia a rallentare, facendo indebolire il vortice polare e portandoli alla normalità entro la fine di dicembre.
A spezzare quella che è una situazione che ciclicamente si ripete annualmente il raggiungimento di livelli quasi da record, con il buco dell’ozono che quest’anno ha raggiunto la sua dimensione massima pari a circa 25 milioni di kmq, raggiungendo i livelli del 2015 e del 2018.
Ciò che rende variabile le sue dimensioni sono le cause naturali come la forza del vento, che è una conseguenza diretta delle fasi della rotazione terrestre e delle forti differenze di temperatura tra le latitudini polari e quelle temperate, dato che le masse d’aria non possono scambiarsi, rimanendo quindi isolate e raffreddandosi durante l’inverno.
Proprio per via delle temperature fredde, ovvero quando si riescono a formare nuvole a stratosfera polare con temperature inferiori a –78 ° C, si sviluppa una reazione chimica che distrugge le molecole di ozono in presenza delle radiazioni solari.
Tramite le osservazioni del satellite Sentinel-5P, si è potuto evidenziare non solo le dimensioni ben al di sopra della media del buco, ma anche la sua enorme profondità e gli attuali valori record, che hanno finito per raggiungere quasi 100 unità Dobson, portando a pronosticare un possibile ritorno alla normalità solo verso il 2050.