Più volte, pensando alla pandemia, capita di riflettere sulle grandi catastrofi raccontate dalla letteratura e dal cinema e (per il nutrito ma non troppo numeroso gruppo di suoi fan italiani) capiterà sicuramente di pensare a Stephen King.
Il famoso scrittore americano, che nei suoi racconti horror ha più volte tirato in ballo infezioni, catastrofi e invasioni di zombie, si dice dispiaciuto se quello che succede somiglia molto a qualcuno dei suoi racconti, ma che del resto una cosa così era assolutamente prevedibile in un mondo così fittamente interconnesso.
E come dargli torto, in fondo se si è tanto sviluppata la passione per i “Disaster movies” è proprio perché erano in molti ad aspettarsi un evento del genere.
Nell’intervista alla National Public Radio americana, da cui sono estratti questi interventi, l’autore ha anche raccontato di ciò che la madre gli diceva sulla Grande Depressione, come essa abbia rappresentato un trauma per quella generazione e di come probabilmente la generazione di sua nipote racconterà con la stessa enfasi dell’attuale ai propri figli.
Parlando dei sentimenti che si provano in quarantena lo scrittore ha forse fatto una delle analisi più interessanti che si siano sentite in questo campo negli ultimi mesi. Ha definito la sensazione provata non come terrore (come invece tanti ritengono la reazione della “gente”), ma come una sorta di ansia che consuma il cittadino rinchiuso in casa.
Come nel suo racconto “The Dome”, in cui una cupola di vetro indistruttibile cadeva su una sonnolenta cittadina americana, ci si sente intrappolati, ma senza terrore, la vita va avanti (anche se con nuovi limiti) ma ognuno sente il peso della cupola.
Ovviamente lo scrittore ha poi sdrammatizzato facendo capire che certamente non siamo in una delle sue storie e che alla fine ce la caveremo.
Fortunatamente per i più appassionanti l’autore ha anche rassicurato sull’uscita della sua nuova raccolta di novelle “If It Bleeds” (prevista per Maggio) e ha detto che la scrittura di nuovi lavori procede e si avvia a compimento anche perché per King in questa situazione “non c’è altro da fare”.