Come in tutti i Paesi del mondo, anche nella piccola Città del Vaticano il Covid-19 e la crisi finanziaria, ad esso legata, hanno messo in seria difficoltà le casse dello Stato.
Con un deficit di quasi 50 milioni di euro atteso nel 2021 e il rischio di dover licenziare i dipendenti per far quadrare i conti, la Santa Sede ha deciso di ricorrere a misure drastiche.
Tra i tanti settori in cui si poteva decidere di praticare qualche taglio, in modo da rimediare alle mancate entrate, il Papa ha scelto quello relativo agli stipendi dei funzionari del Vaticano, strutturandolo equamente e secondo criteri altamente proporzionali.
Lo stipendio dei cardinali, che attualmente ammonta a 5500 euro mensili, dal 1° Aprile, secondo la nuova riforma, sarà decurtato del 10%, mentre gli stipendi delle altre cariche (sensibilmente più bassi) saranno tagliati del 3%. Inoltre saranno congelati gli scatti biennali di anzianità tra Aprile 2021 e Marzo 2023.
Una simile scelta non ci dovrebbe stupire.
Papa Francesco, fin dalla sua elezione, si è presentato al mondo come un uomo umile, ma diretto e combattivo.
I suoi passi hanno quasi sempre seguito quelli del Santo di Assisi di cui ha scelto di portare il nome e le sue scelte sono sempre state all’insegna della semplicità e della sobrietà; spesso in rotta con i comportamenti e i simboli di quella parte della Chiesa che non ha mai abbandonato la sete di potere e di danaro che, già nel ‘500, le guadagnò le aspre critiche di Martin Lutero.
Per quanto certe azioni abbiano più volte attirato grande clamore sulla figura di Papa Francesco, non molti sono stati i risultati concreti ottenuti dal Pontefice nella sua personalissima crociata. I forti interessi all’interno del Vaticano non hanno mai visto di buon occhio l’attivismo di Papa Francesco e hanno fatto il possibile per ostacolarlo.
Finalmente, proprio oggi, almeno i tentativi di rendere più sobria la vita delle alte cariche della Chiesa sembrano aver dato qualche risultato.