In Piazza San Domenico Maggiore, nel pieno e vivo ritrovo dei giovani e della vitalità turistica, il più antico tra i palazzi che si ergono nello slargo, si nasconde una verità dal mistero irrisolto.

Palazzo Petrucci seppur costruito nel ‘400 da Bertrando III Del Balzo, marito di Beatrice D’Angiò, oggi è ricordato da colui che lo acquistò alla sua morte, ovvero Antonello Petrucci, Conte di Policastro.

Uomo di grande ingegno, di umili orgini e di Teano, notato da un nobile avvocato per la sua abilità con cui mostrò di destreggiarsi nella giurisprudenza, divenne ben presto noto, tanto da entrare nella cancelleria reale, quella la “scrivania regia” di Alfonso V d’Aragona, intorno alla metà del secolo.

Ricoprì numerosi e importanti cariche grazie al Re Ferrante che riponeva molta fiducia in lui, non a caso ne divenne segretario, che gli conferì anche il titolo di barone ed altri privilegi feudali. Pwerò la sete di potere di Antonello cresceva sempre di più, e sempre di più voleva entrare in quella cerchia di nobili e potenti che tanto stimava ed invidiava.

Decise quindi di consolidare la sua posizione sociale imparentamdosi con un’altra nobile famiglia i Sanseverino, e per assicurare al secondogenito la mano di Sveva Sanseverino iniziò a intraprendere stretti rapporti con i feudali. Ma la famiglia nobile e gli altri potenti casati erano già riuniti in congiura ai danni del sovrano.

Questo era un movimento di reazione contro le politiche di centralizzazione dello Stato adottate dalla nuova dinastia aragonese di Ferdinando I, che iniziò il recupero dei centri abitati sottraendoli alla proprietà dei Baroni e fornendoli alla corte aragonese. Di fatto, la manovra era una vera e propria consegna di potere. La lotta interna tra baroni e dinastia avvenne in maniera politica e nascosta dopo trame, assassini e doppi giochi e la stessa culminò nella sala del Castel Nuovo (Maschio Angioino) nel 1487.

Questi erano glo Orsini Del Balzo, i Sanseverino, i Caracciolo, i Guevara, gli Acquaviva, i Sinerchia che ebbero anche l’appoggio della Chiesa che riteneva il Regno un territorio a lui infeudato, e nessuno poteva aspirare al trono di Napoli poteva regnare senza l’assenso esplicito e l’investitura formale del Pontefice. Baroni e Chiesa si coalizzarono contro il Re, ostacolando in ogni modo lo sviluppo della società meridionale.

Re Ferrante scoprì il tradimento e si arrivò ad un primo scontro (1459-1469) tra i Baroni ed il Re Ferrante vinta da quest’ultimo con l’aiuto di molti capitani italiani. Per fermare Alfonso II, erede al trono, che continuava la strategia del padre Ferrante bisognava convincere il Papa, a negare ad Alfonso l‘investitura di erede al trono. Nacque il secondo scontro (1485-1486) ed il re ebbe di nuovo la meglio. Re Ferrante avrebbe sconfitto tutti in abilità e cinismo, scoperta la congiura, dopo un’alleanza con Firenze e Milano, punì pesantemente i suoi avversari dando loro la caccia uno ad uno; ma poi propose la pace sottoscritta da tutti e concedendogli qualche favore ben volerli.

Nella sala dei Baroni, con la scusa di celebrare le nozze della nipote, ma i nobili si ritrovarono chiusi prigionieri dentro e furono condannati a morte.

Il re fece arrestare anche Petrucci e  dopo averlo sottoposto a torture ottenne la confessione di tradimento. Era il 15 maggio del 1487 lo giustiziò al Maschio Angioino.

Dei loro corpi non si ha notizia, la leggenda vuole che fra le colonne del palazzo del segretario si conservino le teste mozzate di tutti i baroni congiurati.

Ecco perchè in piena notte si udirebbero strane voci e strane ombre animano ancora quell’antico edificio, e che tra quelle antiche mura si riunisca ancora il fantasma del Petrucci e degli altri congiurati, che si diano nottetempo convegno in quelle stanze per continuare ad ordire le loro trame.

fonte ph: pizzeriapetrucci.it

FONTEpizzeriapetrucci.it
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