Anna Frank.
Una giovane ebrea tedesca divenuta, suo malgrado, un simbolo dell’Olocausto per via del suo diario, da lei scritto nel periodo in cui, insieme alla sua famiglia, era costretta a nascondersi dai nazisti, fino al momento della sua tragica morte, avvenuta nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Gran parte della sua giovane vita fu vissuta ad Amsterdam nei Paesi Bassi dove, con i suoi, vi si era rifugiata dopo l’ascesa al potere del partito nazista in Germania. Privata della cittadinanza tedesca nel 1935 e diventata apolide, raccontò nel proprio diario di sentirsi ormai olandese e che, dopo la fine del conflitto, avrebbe cercato di ottenerne la cittadinanza, dato che vi era cresciuta.
Sono molte le riduzioni cinematografiche basate sulle pagine da lei trascritte: quella più fedele all’originale – insieme alla versione del 2008 – è quella realizzata nel 1959 dal regista George Stevens, presentato in concorso al dodicesimo Festival di Cannes e vincitore di tre Premi Oscar – migliore attrice non protagonista / migliore fotografia / migliore scenografia / – con la colonna sonora di uno tra i più grandi compositori americani di musiche da film, Alfred Newman.
Otto Frank, riuscito a sopravvivere al campo di sterminio di Auschwitz, fa ritorno nella soffitta dove si era nascosto alcuni anni prima con le figlie Anna e Margot e la moglie Edith e, ritrovato il diario tenuto dalla figlia più piccola, inizia a ricordare tutto. Rifugiatisi per sfuggire ai nazisti, con la famiglia Van Dann, i Frank sono costretti a rimanere immobili e in silenzio durante il giorno per non essere scoperti, mentre il timore di essere deportati o di morire per i bombardamenti. Intanto lo sconforto e la rassegnazione li consumano a poco a poco, mentre viene annunciato alla radio lo sbarco in Normandia degli Alleati. Purtroppo, il 4 agosto 1944, saranno scoperti a causa di un delatore che rimarrà per sempre anonimo, e inviati a una morte certa, dalla quale si salverà solo Otto. E lui deciderà di pubblicare il diario, perché il mondo non dimentichi un tale orrore, finendo per ripeterlo.
È un vero peccato che né la Disney né la Nippon Animation, con il progetto World Masterpiece Theater, abbia portato in animazione Il Diario di Anna Frank, perché avrebbe permesso a un vastissimo pubblico di conoscerlo, e di comprendere una pagina della storia del genere umano che necessita davvero di essere conosciuta, data l’abitudine degli uomini a dimenticare la storia.