Il campanile della Pietrasanta, in laterizio, è in stile romanico e risale all’XI secolo; si tratta di una delle più antiche torri campanarie d’Italia e conserva numerosi elementi architettonici e iscrizioni di epoca romana, in marmo, rilavorati e riutilizzati come blocchi da costruzione, in particolare alla base della struttura. Tale particolarità è dovuta al fatto che nello stesso luogo sorgeva in epoca Romana un grande tempio romano dedicato alla dea Diana e forse questi elementi, materiale di spoglio, furono lì collocati e addossati per essere salvaguardati.

Sul lato della base che affaccia sul Decumano Maggiore, via dei Tribunali, è possibile notare un blocco di marmo intarsiato con una scacchiera di epoca remota. Si racconta che questo lavoro di restauro fu voluto dal Pontano, che comprò il terreno per la costruzione del mausoleo della moglie, e che abitava di fronte nel pre-esistente palazzo Vulcano, oggi Istituto Armando Diaz. Inoltre altri studioso parlano della presenza di un altro campanile opposto alla Pietrasanta, che veniva chiamato ad Arco, e che andò distrutto.

Egli affaccia in uno slargo composto da una chiesa addossata ad un corpo laterale composto dalla Cappella Pontano e dalla settecentesca Cappella del Salvatore dei Cappuccini. Di lato affacciandosi sullo slargo, appunto, vi è la chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, basilicale, la prima chiesa della città ad essere dedicata alla Vergine.

In questo luogo si racconta che nel periodo dei Goti, il vescovo Pomponio (Santo), fu chiamato dalla popolazione napoletana per esorcizzare la zona. Si raccontava che per quelle strade apparisse di tanto in tanto un cinghiale indiavolato che azzannava solo ed esclusivamente le donne, lasciandole ferite e incinte. Credendo che fosse posseduto dal diavolo perché era costruito nell’antica pagana zona di via Artemide e via del sole, ove c’erano il Tempio di Apollo e Diana. Nella stessa notte il santo vescovo ebbe una visione della Vergine, che nel sogno gli parlò di una chiesa col nome della Madre di Dio, e che avrebbe lasciato un segno sul luogo in cui costruirla. La mattina Pomponio esorcizzò la zona e incise una croce su una pietra di tufo da mettere sotto il Campanile (da lì il nome), ma poi vide un velo azzurro sulla parte alta della piazzetta e ne lesse il segno mariano. Così iniziarono i lavori per la costruzione della prima chiesa napoletana dedicata alla Vergine, nonché dove conservare la pietra, così iniziò il culto e la preghiera nella zona. Da quel giorno il cinghiale scomparve e l’antica via Artemide non fu più luogo del lupanare.

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