All’azienda ospedaliera Cardarelli, in questi giorni, è stato conferito l’Oro nel programma “Angels Awards”, in quanto considerato tra i centri d’eccellenza in Italia e tra i migliori in Europa, per il trattamento dell’ictus derivante da stroke ischemico. A permettergli di guadagnarsi tale ambito trofeo, gli oltre trecentocinquanta trattamenti endovenosi ed endovascolari effettuati nel 2021, insieme a un tasso di disabilità che negli anni è riuscito a calare dall’85% al 45% dei casi. È stato solo grazie a questi risultati che il Pronto Soccorso diretto dalla dottoressa Fiorella Paladino, insieme al Neuro Team guidato dai dottori Mario Muto e Vincenzo Andreone ha ricevuto tale importante riconoscimento.
Ai pazienti con tale “patologia” viene subito assegnato un codice rosso, che permette di attivare la squadra Neurologo-Infermiere di Stroke Unit, per la valutazione dei sintomi e dell’idoneità al trattamento. Una volta fatta una TAC dell’encefalo con uno studio dei vasi cerebrali (AngioTAC), ha inizio il trattamento, che parte direttamente sul lettino. Dove e quando necessario, viene fatta una valutazione anestesiologica e parte il trattamento endovascolare da parte del Neuro radiologo. Una volta completato il trattamento, il paziente deve essere ricoverato nella Stroke Unit, una unità di tipo semi-intensiva a guida neurologica. Composta da personale altamente specializzato, si occupa della gestione del paziente con ictus, consentendo di ridurre in maniera massiccia gli indici di disabilità e mortalità. Al Cardarelli di Napoli i tempi di attesa per un trattamento di trombolisi endovenosa risultano di trentacinque minuti mentre, per la trombectomia meccanica, è di settantacinque minuti.
In oltre la metà dei pazienti che vengono trattati, si assiste ad un completo recupero non solo dell’indipendenza, ma anche dell’autonomia. Inoltre, si riducono gli impatti di tipo familiare, sociale ed economico legati a una patologia devastante come l’ictus cerebrale. Ciò su cui si deve lavorare per riuscire a migliorare ancora è la fase pre-ospedaliera, per poter ridurre veramente al minimo il tempo che intercorre tra i primi sintomi e l’arrivo in pronto soccorso.