L’Italia del Boom.
Un periodo della storia del nostro paese che va dal 1950 al 1960, nel quale si è assistito a una grande crescita economica e a un forte sviluppo tecnologico che ha avuto inizio con la ricostruzione dopo gli sfaceli della Seconda Guerra Mondiale e del Fascismo, in un periodo che nessuno ha mai voluto ricordare, sia per dimenticare gli errori e gli affari legati alla borsa nera, sia per tentare di dimenticare orrori e azioni che, in condizioni normali, non sarebbero mai state fatte, se non per necessità o per disperazione. A sollevare questo “velo impietoso” ci ha provato il regista Alberto Lattuada con il film Il Bandito del 1946, coadiuvato da due attori “storici” del nostro cinema, Anna Magnani e Amedeo Nazzari.
Ritornato in Italia dopo aver vissuto, sulla sua pelle, l’incubo dei campi di prigionia tedeschi, Ernesto trova il suo “mondo interiore” a pezzi: la casa dove viveva è distrutta, sua madre è morta, sua sorella è scomparsa nel nulla. Mentre cerca di rintracciarla, incontra intorno a sé solo freddezza e solitudine, con l’unica consolazione delle lettere di un suo amico di prigionia, ma questo non lo aiuterà quando, riuscito a ritrovare la sorella, ormai diventata una prostituta, la vedrà morire per mano del suo “protettore” e, dopo averlo ucciso involontariamente, finisce per unirsi a una banda di criminali, iniziando una discesa nell’abisso senza una possibile via d’uscita. Ma toccato il fondo, e tradito dalla sua amante, a capo dei malviventi a cui si è unito, deciderà di salvare la figlia del suo amico di prigionia, vittima innocente del tentativo di sfuggire alle forze dell’ordine, e di riportarla a casa, per poi farsi uccidere dalla Polizia, ottenendo nella morte la pace e la serenità che gli erano stati negati dal suo ritorno a casa.
Il Bandito – il ritratto di un uomo travolto da un mondo improvvisamente impazzito.