Sir Alfred Joseph Hitchcock nacque a Londra il 13 agosto 1899 e morì a Los Angeles, 29 aprile 1980, ovvero quarant’anni fa.
È stato un regista britannico naturalizzato statunitense, una delle più grandi menti e personalità della storia del cinema internazionale.
La sua carriera la si può dividere in due fasi o spartiacque: dal suo trasferimento da Londra a Hollywood, avvenuto nel 1940. In base a questa data, gli studiosi suddividono la sua produzione in due grandi periodi: il periodo britannico, che va dal 1925 al 1940, durante il quale ha diretto 23 film, di cui nove muti; e il periodo statunitense, che va dal 1940 al 1976, durante il quale ha diretto 30 film, fra i quali si annoverano i più conosciuti. Il suo ultimo film fu “Complotto di famiglia” diretto nel 1976.
Da tutti conosciuto come “maestro del brivido“, egli spazia dal brivido al thriller, dal giallo al spy story, al mistery e della suspense. Ideatore e rivoluzionario di tecniche cinematografiche, scenografiche e della sceneggiatura… il suono, l’attesa, la suspense in un frame sul Grande Schermo sono state le sue creature, che sopravvivono tutt’ora nei film di questo genere nonché nel ricordo dei suoi capolavori.
Molte grandi star del cinema sono nate sullo schermo grazie alla sua proverbiale regia, nonché le sue richieste particolari, a volte straordinarie ed altre imprevedibili. V’è indubbio che fosse anche pretenzioso e burbero, soprattutto con le attrici (bionde di cui aveva una segreta perversione), in particolare se non rispettavano il suo volere registico.
Importante ricordare che dietro questo grande regista, come sceneggiatrice, al montaggio e alla collaborazione costante c’è sempre stata la moglie, Alma Reville.
Particolarmente amato dalla giovane generazione di critici della nouvelle vague deve il suo piedistallo nella storia del cinema, ed all’amico Francois Truffaut, col suo meraviglioso libro intervista “Il cinema secondo Hitchcock”, ha rivelato che l’uomo che meglio di tutti ha rappresentato la paura era anch’egli un pauroso (per una tremenda punizione infantile che ha fatto la sua parte). Lui che viene definito un misto di Kafka, Dostoevskji e Poe.
Il Grande Cinema è tutt’ora in difetto nei suoi riguardi, perché non gli fu riconosciuto nessun Oscar, se non quello alla carriera.
La regola fondamentale, sicuramente un dogma del suo pensiero era far partecipare la platea al corso degli eventi, mettendola al corrente dei pericoli che correvano i protagonisti (pensiamo a Cary Grant e James Stewart, i suoi prediletti), in modo che ci fosse un processo di identificazione-riconoscimento, assaporando le stesse sensazioni, gli stessi sentimenti ed incubi. Con l’assurda ma veritiera volontà di avvertire invano il protagonista dell’imminente pericolo.
In ben 65 film, compreso l’unico remake de “L’uomo che sapeva troppo” che nell’edizione del ’56 vinse l’oscar come colonna sonora cantata da Doris Day per la famosa “Que sera sera”, Hitchcock con i suoi film continua a vivere anche dopo la sua morte. Truffaut racconta un episodio al suo funerale (a cui partecipò) in chiesa fra pochi fedeli, selezionati dalla Universal, non c’era la bara che aveva già preso una destinazione ignota, un altro grande colpo di scena postumo organizzato in stile (o forse per sua scelta).
Concludiamo con alcune scene (a malincuore soltanto poche per questo articolo) che hanno fatto storia del Cinema…
Psyco, probabilmente il più famoso in assoluto come thriller con ritmi serratissimi della sua storia di follia, con omicidi e colpi di scena, vi è indubbia la celebre scena dell’assassinio nella doccia, con la musica di sottofondo che accompagna rimasta immortalata nell’immaginario collettivo come espressione tipica di momenti mozzafiato e con l’attrice Janet Leigh (la star del momento) che viene uccisa nella prima parte del film.
Intrigo internazionale, la spy story con Cary Grant (che andava sostituire Stewart che fu troppo vecchio per il regista aveva solo 4 anni in più) che scambiato per una spia in un complotto internazionale (spy story) viene attirato in aperta campagna per poi essere inseguito e sparato attraverso un aereo.
La finestra sul cortile, ispirato dalla storia d’amore tra Ingrid Bergman e il celebre fotoreporter di guerra Robert Capa, in questo film James Stewart, immobilizzato da una frattura a una gamba, e coccolato dalla bellissima indossatrice Grace Kelly, dalla finestra di casa diventa un ‘voyeur’ della vita quotidiana dei suoi vicini di casa, finché scopre un omicidio ed inizia un giallo memorabile del voyeurismo.
Rebecca la prima moglie, un mistery psicologico in cui una giovane donna sposa il ricco De Winter, vedovo della prima moglie, Rebecca, cinica e affascinante donna. Nella casa si nutre ancora un’ammirazione incondizionata nei confronti della precedente padrona soprattutto dalla governante che ne è ossessionata. Gelosia e disperazione, dubbi e incertezze, la misteriosa morte di Rebecca, sono un angosciante ed esasperante dolore che corrode i protagonisti fino al fiammante colpo di scena finale con Joan Fontaine e Laurence Olivier.
Notorius l’amante perduta, ritenuto una pietra miliare della produzione hitchcockiana, un’altra spy story, impreziosita da uno dei baci più celebri e scandalosi (per l’epoca) della storia di Hollywood. Cary Grant la spia americana convince l’amata Ingrid Bergman, di infiltrarsi tra i colleghi del padre ex nazista, e ne sposa uno. L’uomo scopre il doppio gioco, ed iniziano una serie di situazioni sempre più complicate che poteranno la tensione a livelli quasi insopportabili, senza urla, né sangue, né colpi bassi, con la scena finale sulla scalinata.
Infine, Gli Uccelli, un horror dove nacque la nuova attrice (plasmata dal regista) Tippi Hedren, il più costoso e con 3000 inquadrature. I volatili impazziscono iniziando da una cittadina mentre sta anscendo un corteggiamento tra i due protagonisti. Le due scene di grande spessore cinematografico sono quella al richiamo brechtiano dell’emissione del famoso non urlo, rimanendo pietrificata a bocca aperta e la scena finale, speigata proprio da Alfred Hitchcock “Per la scena finale, quando Rod Taylor apre la porta della casa e vede per la prima volta degli uccelli a perdita d’occhio, ho chiesto un silenzio, ma non un silenzio qualsiasi; un silenzio elettronico di una monotonia che potesse evocare il rumore del mare che giunge da molto lontano“.
Ora, se non avete mai visto un suo capolavoro, sarebbe il caso di onorarlo dopo 40 anni dalla sua morte.