I Puffi nascono nel 1958 dalla penna del fumettista belga Pierre Culliford, in arte Peyo, come personaggi secondari all’interno del fumetto John e Solfami, e solo in un secondo momento, visto l’interesse del pubblico, guadagnano una loro pubblicazione autonoma. Alti due mele o poco più, di colore blu e con il caratteristico cappellino bianco, non invecchiano mai. Vivono in armonia nelle loro casette a forma di fungo nel bosco e sono legati tra loro da solidarietà ed amicizia.
In Italia apparvero per la prima volta nel 1964 sul Corriere dei Piccoli, e da allora ne hanno fatta di strada, diventando un fenomeno mondiale. Questi piccoli amici presentano tante curiosità, come ad esempio che esiste un unico Puffo senza cappello, comparso solo nel primo racconto dei Puffi come protagonisti, che fu pubblicato sul numero 1107 de le Journal de Spirou, e si intitolava I Puffi Neri. Nel mondo dei Puffi ogni membro svolge un lavoro ed il più anziano che guida tutto il villaggio è Grande Puffo, che ha ben 542 anni ed è l’unico in grado di preparare pozioni magiche. Le loro case a forma di fungo con il tetto rosso, si trovano nella foresta di Pufflandia e per raccogliere le bacche di cui sono molto ghiotti, si avventurano fuori dal villaggio, rischiando di essere catturati da Gargamella.
I Puffi nei fumetti sono 99, a cui l’autore aggiunse il centesimo esattamente con il centesimo episodio. Solo successivamente vennero aggiunti: Grande Puffo, Puffetta, Baby Puffo, Nonno Puffo, e Nonna Puffa, per arrivare ad un totale di 105.
Il divertente linguaggio dei piccoli amici blu, nasce durante una cena dell’autore, diventando nel tempo talmente interessante, che fu studiato addirittura da Umberto Eco, che nel settembre 1979 su Alfabeta N° 5 pubblicò il saggio Schtroumpf und Drang, dedicandolo alla semantica della lingua dei Puffi.
Al momento della loro nascita, nella prima versione grafica i Puffi avevano tratti diversi; erano meno armonici e tondeggianti, avevano 5 dita per mano invece di 4 e Puffetta, l’unico puffo femmina, creata da Gargamella per spiarli, aveva inizialmente i capelli lunghi neri. Nel passaggio poi, dal male al bene, fu Grande Puffo che la trasformò, divenendo biondissima. Non mancarono le polemiche in merito al fatto che Puffetta fosse l’unica femmina in un villaggio di maschi, e così l’autore disegnò Bontina, che in origine era un personaggio cattivo infiltrato da Gargamella nel villaggio per seminare zizzania; ma anche in questo caso, la ragazzina fu trasformata in buona.
Dietro alla storia di questi adorabili piccoli esseri blu, pare però ci sia dell’altro, ovvero Gargamella non è il cattivo della storia, ma un prete povero che vive in una chiesa con Campanile. Il suo gatto Birba, il cui nome significa Israele, rappresentava il popolo di Dio, che seguiva il fedele padrone ovunque, al fine di sradicare il male. Se si passano in rassegna i Puffi più noti, questi davvero sembrano rappresentare i peccati capitali: la gola con Golosone, la rabbia con Brontolone, la vanità con Vanitoso, la pigrizia con Dormiglione, la lussuria con Puffetta, la superbia con Filosofo etc.
E cosa dire del Grande Puffo vestito di rosso ed a capo di tutti i peccati capitali? Questi addirittura incarnava il diavolo, mentre tutti i Puffi erano spiriti maligni della foresta che si riproducevano nei giorni di luna piena con incantesimi magici. Bisognava attendere la luna piena affinché apparisse un nuovo puffo, perché durante le notti di luna piena rubavano l’anima ai bambini.
Che dire? Nessuno potrà mai conoscere la verità ed il presunto doppio volto di questi piccoli e teneri abitanti della foresta, perché il loro creatore, Pierre Culliford, ci ha lasciati nel 1992. Ci piace pensare però, che siano nati per per la gioia di grandi e piccini, ricordando che nell’ultima puntata della serie animata, mai andata in onda, si sarebbe mostrato che i Puffi altro non erano che frutto di un sogno di Gargamella. Poco tempo dopo però, si disse si fosse trattato di una bufala!