Si sa che i Romani, a livello edilizio, erano i maestri. Ne sono prova ancora oggi tutte le loro opere a tutt’oggi esistenti e che ci lasciano meravigliati. Mi viene da pensare alla Cloaca Massima di Roma, alla “Piscina Mirabilis” di Bacoli, al Palatinum imperiale di Roma, ai resti delle fogne di Ercolano, in parte distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79 D.C., alla Villa cosiddetta di “Poppea” dell’antica Oplonti, alle ville romane di Stabia, e così via.
Percorrendo i vicoli di Napoli non è raro soffermarsi su antichi reperti dell’edilizia romana; i noti mattoncini relativi alla tecnica di costruzione romana dell’”opus reticulatum” scompaiono e ricompaiono qua e là tra costruzioni edificate nei secoli successivi sopra e fra queste vestigia, quali esempi incredibili di solidità e di tecniche di costruzione allora all’avanguardia, ma basi per le tecniche di oggi.
Proprio guardando questi mattoncini, visitando la Piscina Mirabilis, guardando attoniti la “Crypta Neapolitana” che sicuramente ci viene spontaneo un interrogativo sempre più pressante: perché i loro ponti ci sono ancora, seppure in parte, dato il lunghissimo tempo trascorso dalla loro costruzione, e quelli nostrani sono oggi oggetto della massima attenzione in termini di sicurezza e ristrutturazioni?
Certo le cose sono cambiate di molto, in quanto alle loro bighe , ai loro cavalli e carri da traino oggi si sono sostituite le auto di tutte le dimensioni, gli autocarri, i TIR, il tutto aggravato da un inquinamento sempre maggiore e da una burocrazia ancora in essere.
Questi problemi meritano ancora una esauriente risposta non ancora scritta. Certo però che i Romani, quando progettavano di edificare qualcosa, servendosi di centinaia e centinaia di schiavi, non badavano a spese e le cose le facevano veramente bene.
Scusate se ritorno sulla “Piscina Mirabilis”, ma questo magnifico reperto archeologico è pervenuto a noi quasi completamente intatto. Ancora oggi possiamo visitarla, facendo un tuffo a ritroso nel tempo degli antichi Romani e immaginando di vedere ancora ormeggiata sul mare la grande flotta romana Misenate, continuamente approvvigionata con l’acqua che si depositava proprio in questa grande cisterna, proveniente da circa cinquanta miglia di distanza.