Da anni sentiamo parlare insistentemente dei pedofili sull’onda di vere e proprie violenze perpetrate ai danni dei minori, bambini o bambine. Per poter definire questa categoria di esseri umani dobbiamo chiedere ausilio alla scienza psicopatologica, secondo cui il pedofilo è una persona che ha dai 16 anni in su e per cui “le bambine e i bambini sono l’oggetto sessuale preferenziale o unico”. Ma non si rientra in questa categoria “se la differenza di età tra gli individui sia minore di sette anni”.
Il termine “pedofilia”, come tantissimi altri, deriva dal greco antico in cui si distinguono due vocaboli: pais (bambino) e filia (affetto).
E’ un vero e proprio disturbo sessuale a livello psichiatrico, rientra nella “perversione sessuale”, manifestata da un soggetto maturo a livello genitale per soggetti che non sono ancora maturi sessualmente (età prepuberale). Tutti raggiungiamo la maturità sessuale in un’età compresa tra gli undici e i tredici anni. Però lontano dall’ambito psichiatrico, spesso il termine predetto viene utilizzato normalmente solo per indicare individui che fanno violenza sessuale su un bambino o bambina o anche che, specie negli ultimi anni, commettono veri e propri reati relativi alla pedopornografia. Non tutti gli psichiatri e psicologi sono d’accordo su questa prima classificazione, ma una cosa è certa: la pedofilia, come già specificato, è un vero disturbo psichico dell’individuo, o forse una deviazione della “libido” di un soggetto.
Dalle statistiche degli ultimi anni è emerso che reati di pedofilia si sono consumati un po’ in tutti gli ambienti: famiglie, luoghi religiosi, scuola dell’infanzia. A livello internazionale i reati di pedofilia ai danni di minori entro i diciotto anni ci dimostrano che il 10-30% dei bambini ha subito sicuramente molestie sessuali. Nel nostro Paese circa il 60% degli abusi su minori avviene in famiglia: ci riferiamo solo a quelli ufficialmente denunciati alle autorità di P.S. e alle Procure della Repubblica, in quanto è plausibile pensare che alcuni abusi non siano mai stati denunciati.
La pedofilia online è stata un po’ incentivata dall’avvento di internet, ma non per questo non può essere repressa: infatti, rapporti in rete dei pedofili con minori non passano inosservati e vengono monitorati anche con l’ausilio eventuale di strumenti tecnologici all’avanguardia.
Nel nostro ordinamento giuridico, il particolare reato di pedofilia non è perseguibile dopo un decennio dal fatto. Questo reato, attualmente, è oggetto di acceso dibattito soprattutto sotto gli aspetti della gravità del danno e dell’età media delle vittime; esistono proposte di modifica dell’attuale prescrizione decennale, nel senso di tendere verso l’eliminazione totale della prescrizione, al pari degli omicidi.
Purtroppo dobbiamo rimarcare che l’Unione Europea nel 2011 emanò una direttiva proprio sull’abuso, sullo sfruttamento dei minori e sulla relativa pornografia, ma rimase inapplicata; infatti, quest’importante direttiva stabilì che dovessero essere registrati e conservati i dati “relativi all’identità”, rispettando la privacy e al profilo genetico di tutti i soggetti condannati proprio per reati sessuali, dati che dovrebbero essere poi trasmessi “da un’unica autorità nazionale, in relazione con le altre autorità degli Stati membri”. La direttiva di Lanzarote non è andata oltre, ma rimane come detto, inattuata.
E’ un vero peccato!