Sulla rivista Nature Communications, un gruppo di ricercatori ed archeologi ha pubblicato una ricerca nella quale emerge che Mayapan, la capitale culturale e politica del popolo Maya, sita nella penisola dello Yucatán nel XIII e XIV secolo d.C., sarebbe stata distrutta dalla siccità. Dopo un attento esame di materiale che tratta ben ottocento anni della loro storia, tale evento avrebbe portato la città al collasso politico, dando vita a conflitti armati tra il 1400 e il 1450 d.C. e spingendo la popolazione a ritirarsi in insediamenti molto più piccoli e sicuri. Proprio la mancanza di acqua prolungata avrebbe intensificato le tensioni tra fazioni rivali, fino a una resilienza su scala regionale, permettendo alle strutture politiche ed economiche Maya di poter resistere fino al contatto con gli europei all’inizio del XVI secolo d.C.
Grazie ad un’approfondita analisi “climatica”, sono emerse numerose correlazioni tra l’aumento delle precipitazioni e della popolazione nell’area, e tra la successiva diminuzione delle piogge e l’aumento dei conflitti. Ciò avrebbe influenzato sia le pratiche agricole che le rotte commerciali e, quando il cibo è diventato più scarso e la situazione più pericolosa, le persone sono morte o si sono disperse. All’interno dell’ultima fossa comune scavata prima dell’abbandono di Mayapan, i ricercatori hanno ritrovato molti dei resti dei membri della famiglia dei capi di stato, i Cocom: una fine sanguinosa provocata da fazioni in competizione in un conflitto civile guidato da rivalità e ambizione politica.