6 agosto 1945: per ordine del presidente americano Harry Truman, viene lanciata la bomba atomica “Little boy” – un ordigno sganciato dal bombardiere Enola Gay – che esplose intorno alle ore 8:15 di mattina ad un’altezza di circa 600 metri, provocando la devastazione della città di Hiroshima distruggendone, all’incirca, il 70%.
In pochi istanti la temperatura dell’epicentro dell’esplosione raggiunse i 7.000 ºC, causando terrificanti ustioni nel raggio di circa tre chilometri, provocando nefaste conseguenze per la popolazione a causa della luce intensa e per la vera e propria tempesta di fuoco che si generò, consumando in fretta tutto l’ossigeno disponibile.
Furono moltissime le persone che morirono per soffocamento ma a migliaia furono anche le vittime dovute al crollo degli edifici o che furono spazzate via dall’esplosione stessa ma, purtroppo, gli effetti collaterali di quel disastro si sarebbero visti anche negli anni a venire.
Le stime approssimative contano circa 80 mila persone decedute, ma già verso la fine del 1945 il numero era salito a circa 140 mila, insieme alle drammatiche conseguenze delle radiazioni che, negli anni successivi, portarono numerose persone ad ammalarsi di carcinoma tiroideo e leucemia.
Il 9 agosto 1945, una seconda bomba, “Fat Man”, distrusse Nagasaki – grazie all’uso del plutonio-239 invece dell’uranio-235 – causando la dipartita di 40 mila persone che divennero, nei mesi successivi, circa 70 mila.
Oggi, il Giappone commemora quelle vittime e ricorda un episodio che ha sconvolto il mondo intero, lottare per un mondo in cui simili orrori non si ripetano, in ricordo dei superstiti di Hiroshima e Nagasaki ancora vivi, affinché ci sia la definitiva abolizione delle armi atomiche.