Passeggiando per la città di Napoli è possibile ammirare le grandi opere architettoniche che si ergono tra palazzi, nascoste il più delle volte tra vicoli silenziosi o rumorosi e coloratissimi di tradizioni. Queste chiese, regge, castelli, congreghe, diventano simboli di quiete e di pace austera, che ornati di quel sapore antico e arricchiti di preziosità artistiche, svolgono il ruolo di porte del mondo ‘andato’ quale sinonimo di un tempo intramontabile.
E se la città di Napoli, come tante altre, è un libro di magia popolare ed esoterica, così di cultura e trazione, si può concepire qualsiasi percorso ‘fantastico’ che si pronuncia nella nostra realtà in un percorso storico-immaginifico. Passo dopo passo, un itinerario tra opere architettoniche ed urbanistiche sono le firme di grandi autori, di maestranze d’architetti e ingegneri che hanno lasciato un segno tangibile della loro arte. E proprio omaggiando questi personaggi, il nostro itinerario ci accompagna nei luoghi in cui ‘riposano’ per l’eternità.
Uno dei più famosi architetti, tra Roma e Napoli, dove a noi ha lasciato l’immenso Palazzo Reale o Reggia di Napoli nel 1600 circa, è Domenico Fontana. Egli è ricordato soprattutto per aver lavorato per papa Innocenzo IX e il suo successore Clemente VIII, e mentre alcuni parlano di invidie ed altri di verità, in ogni caso venne accusato di essersi appropriato di soldi pubblici e quindi ripara a Napoli nel 1592. Qui, incontra il volere del Viceré spagnolo Conte di Miranda, impegnato in opere di grande importanza urbanistica e ingegneristica, come la sistemazione delle acque dei Regi Lagni. Ma come sopracitato sarà con il Palazzo Reale in piazza del Plebiscito (ai tempi dedicata a San Luigi) a Napoli che, rientra nell’Olimpo dei grandi architetti. Curiosa è la firma “Domenicus Fontana Patricius Romanus Eques Auratus comes palatinus inventor” che è posta sulla seconda colonna esterna da sinistra dell’edificio, che fu per lui pregio dell’agognato lavoro. Egli fu sepolto all’interno dell’Arciconfraternita dei Lombardi che si trovava sull’omonima via, ma dopo la distruzione della stessa fu trasferito nella sede che i confratelli ebbero nel 1805, ovvero chiesa di Monteoliveto, che oggi prende il nome di Sant’Anna dei Lombardi. Non ebbe facile riposo neanche qui, perché la chiesa subì i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, essendo la parte conventuale affidata e usata come caserma dei Carabinieri denominata Pastrengo. Quindi sia l’ingresso che il vestibolo dove è ubicata la tomba, vennero restaurati.
Risalendo lungo la strada ci ritroviamo verso uno dei quartieri più strepitanti della città di Partenope: i Quartieri Spagnoli. Per essere più precisi, il nostro obiettivo è la chiesa di Santa Maria ad Ogni Bene dei Sette Dolori, che si staglia sull’apice di Via Pasquale Scura, e che da sempre è uno dei punti cardini e simbolici della Spaccanapoli. Non a caso ha un ingresso a doppia rampa con una ‘terrazza’ che permette di osservare il Centro Antico diviso in due parti, appunto spaccato. Da lì anche il nome di Chiesa di Santa Maria del Belvedere. Lì silente e quasi nascosto riposa l’architetto bergamasco Cosimo Fanzago, principe del Barocco marmoreo Napoletano. È noto che l’architetto fu molto generoso sia con la committenza che con diversi artisti, e che grazie a lui poterono esprimere il loro estro creativo in totale autonomia. Ne fu un esempio la sua collaborazione con il pittore Francesco Solimena, che poté brillantemente iniziare a soli diciott’anni la sua carriera con lavori nella chiesa del Gesù Nuovo, perché il Fanzago, ne aveva intuito il valore facendosene garante. Abitava proprio vicino alla chiesa, in vico dei Cavaioli. Dobbiamo anche dire che se aiutava i colleghi e lavorava con molte committenze, non è stato tutto un vivere tranquillo: infatti, nel 1628 fu accusato dell’omicidio, o come mandante, del marmoraro Nicola Botti, collaboratore del Fanzago nella Certosa di San Martino e per tali ragioni fu allontanato dai Certosini per un breve periodo. Quando riprese i lavori oramai era pieno di impegni, per questo non riuscendo a provvedere subito alle richieste dei religiosi, questi lo tacciarono di inadempienza di contratto causando non poche dispute legali con i committenti, che si conclusero comunque dopo la sua morte e con la gestione dalla figlia. Altra vertenza l’ebbe con le monache di San Sebastiano, dove l’architetto fece ‘ferro e fuoco’ per l’assegnazione dei lavori della Chiesa. Il motivo fu di carattere familiare, poiché una delle figlie del Fanzago aveva intenzione di prendere i voti in quel monastero; quindi, i lavori affidati a Giuseppe Nuvolo decaddero, e il luogo fu completamente riprogettato dal Fanzago, che senza essere pagato prese la realizzazione a proprio carico. Successivamente le monache entrarono nuovamente in vertenza e il progetto di completamento ritornò nelle mani del Nuvolo.
Allungandoci poi tra vicoli e piazze si arriva a piazza Dante, presso la chiesa di San Domenico Soriano. Qui fu seppellito il grande scultore che è ricordato soprattutto con l’opera innegabilmente unica e straordinaria al mondo: il Cristo Velato. Quando Giuseppe Sammartino morì a Napoli, nella casa di strada Costigliola de’ Carafa, il 12 dicembre 1793, lasciò come indicazione di sepoltura la vicina Chiesa della Concezione de’ Cappuccini, o Sant’Efremo Nuovo, ubicata in strada della Salute, ma nulla fu eseguito. La curiosità è sapere che questo artista che faceva i personaggi del presepe, cosiddetti pastori, fu chiamato dallo scultore Antonio Corradini autore della Pudicizia e creatore del progetto del Cristo, ma che morì prematuramente nel 1752 e quindi Raimondo de Sangro diede il lavoro al Sammartino, che pulì degli orpelli del maestro e creò con la sua tecnica espressiva (forse guardando al Mantegna) l’opera inestimabile.
Allontanandoci dalla città presso il Cimitero di Poggioreale va ricordato lo scultore, disegnatore ed orafo Vincenzo Gemito di cui oramai tutti conosciamo le curiosità e gli aneddoti, così alla chiesa di San Francesco di Paola a Casagiove di Caserta Luigi Vanvitelli e il figlio Carlo. Ed infine, nella chiesa di Santa Croce a Torre del Greco i due grandi architetti e scultori Domenico Antonio Vaccaro e Lorenzo Vaccaro. Ma questo è un altro itinerario… da scoprire insieme!
foto: fonte ph Wikipedia