Un’idea geniale, partita dal magistrato Giovanni Falcone e rivelata dal professor Cesari, otorinolaringoiatra e foniatra, docente all’università Federico II di Napoli, consulente del giudice, che lavorò sulle perizie foniche dell’epoca, col preciso intento “futuro” di confrontare gli audio dei mafiosi già noti, con quelli di volta in volta ascoltati nelle intercettazioni. Il progetto di Falcone sarebbe stato quello di creare una “banca delle voci” già note degli affiliati a Cosa nostra.
Dalla strage di Capaci sono trascorsi ben 29 anni, data funesta in cui la mafia uccise il magistrato, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, e a distanza di circa sei lustri, Cesari sottolinea come la tecnica pensata da Falcone fosse poco usata negli anni Ottanta, e come, solo più tardi, anche i PM di Napoli ne compresero l’utilità, coinvolgendolo nelle loro indagini in qualità di consulente.
Dopo il 23 maggio del ’92 Cesari non torno più a Palermo per le perizie foniche, perché quel “genio” di Magistrato, non c’era più!