Gianni Amelio, regista del recente Hammamet – dedicato agli ultimi anni di vita diBettino Craxi – compie oggi 75 anni.
Dopo una lunga gavetta prima come critico cinematografico e letterario per la rivista Giovane Critica, poi come operatore e aiuto regista al fianco di Gianni Puccini, Giulio Questi, Vittorio De Seta e Liliana Cavani – grazie ai quali impara il mestiere – per esordire in tv nel 1972 con La Fine del Gioco, a cui fa seguito nel 1973 La Città del Sole – tratto dall’omonima opera di Tommaso Campanella – grazie al quale vince il Gran Premio del Festival di Thonon-Les-Bains l’anno successivo.
Nel 1989, con il film Porte Aperte – tratto dal romanzo omonimo di Leonardo Sciascia e interpretato da Gian Maria Volonté – ottiene una candidatura all’Oscar nel 1991, insieme a 4 premi Felix, 2 Nastri d’argento, 4 David di Donatello e 3 Globi d’oro assegnati dalla stampa estera in Italia.
Il suo maggior successo commerciale giunge nel 1992 con Il Ladro di Bambini – dedicato alla prostituzione minorile e al reinserimento sociale dei minori che ne sono coinvolti – che gli fa vincere il Gran premio speciale della giuria al Festival di Cannes e l’European Film Award come miglior film, insieme a 2 Nastri d’argento, 5 David di Donatello e 5 Ciak d’oro.
Si aggiudica, nel 1994, il Premio Osella d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia e il Premio Pasinetti come miglior film con Lamerica – ambientato in Albania negli anni Novanta, dopo la fine del regime di Enver Hoxha e il crollo finanziario dovuto al passaggio al capitalismo – che gli frutta pure 2 Nastri d’argento, 3 David di Donatello e 3 Ciak d’oro.
L’ultima sua fatica è il film La Stella che Non C’è del 2006, tratto dal romanzo di Ermanno Rea La Dismissione, strutturato in modo da partire là dove l’opera di Rea finiva, raccontando il viaggio che il protagonista – interpretato da Sergio Castellitto – deve compiere in Cina per rintracciare l’acciaieria dismessa dove ha lavorato per molti anni.