Si è soliti dire:”…il pettegolezzo è donna“, ma la donna ha sempre creato il pettegolezzo come in questo caso, soprattutto quando si è una donna che sa e cerca di ottenere ciò che vuole.
Emily Lyon, conosciuta come Lady Emma Hamilton, spesso liquidata dalle varie fonti, come l’amante dell’ammiraglio inglese Horatio Nelson, oltre ad essere nota alle cronache rosa napoletane fu in realtà, una figura molto più complessa che ebbe anche un certo rilievo politico data la sua stretta amicizia con Maria Carolina d’Austria.
La sua, è una storia ricca di trame, di complotti politici, amori e passioni e, come le eroine dei romanzi, non possiamo dire che le mancarono le avventure divenendo in poco tempo, una delle celebrità del momento, sfruttando quelle sue qualità, quali bellezza e spregiudicatezza, che la portarono verso la scalata sociale, ma allo stesso tempo la sua vita straordinaria che fu un turbinio di sesso, ambizione, esibizionismo, matrimoni, avventura e fortune si concluse con l’esilio a Calais, nella disperazione e nella miseria.
Nata nel 1765 in un piccolo villaggio del Cheshire in Inghilterra, figlia di un fabbro, che morì quando lei aveva due mesi, venne cresciuta dalla madre Mary, che non le diede nessuna regolare istruzione e la crebbe in condizioni di stenti e povertà. Disinibita e precoce, a soli quindici anni diede alla luce una figlia, il cui padre era Sir Harry Featherstonhaugh, suo benefattore. Rifiutandosi di crescere la bambina, si trasferì a Londra e, dopo aver cambiato nome in Emma Hart, cominciò a lavorare in un bordello di Arlington Street, attirando con la sua sensualità le attenzioni amorose di una lunga serie di gentiluomini e diventandone la mantenuta.
Convisse per qualche tempo con un giovane aristocratico squattrinato, Charles Greville, da cui ebbe 3 figli mai riconosciuti. Fu grazie a quest’incontro che la vita di Emma cambiò, ricevendo un’istruzione che la portò a frequentare l’alta società londinese del tempo. Egli era profondamente innamorato di lei, e la mandò più volte a posare per un suo amico, il pittore George Romney, che ne farà la sua musa dipingendola in circa un centinaio di pose che successivamente Emma elaborerà nelle sue famose Attitudes.
Nel 1786, avendo deciso di sposare una donna ricca, egli la mandò a Napoli perché diventasse l’amante di suo zio, sir William Hamilton, ambasciatore inglese nella capitale borbonica; egli sperava così di riuscire ad un tempo a liberarsi di lei e ad evitare che suo zio, di cui voleva diventare erede, si risposasse, però l’uomo, invaghitosi di lei, la sposò con grande sorpresa di Greville.
Mentre era amante di sir William, e poi durante il loro matrimonio, Emma creò quelle che lei chiamava “attitudes”, cioè delle esibizioni che erano un misto di posa, danza e recitazione, e che ebbero enorme successo in Europa. Usando alcuni scialli, ella posava evocando personaggi femminili dell’antichità come Medea o Cleopatra. Tali esibizioni affascinarono aristocratici, artisti, scrittori, tra cui il grande Johann Wolfgang von Goethe, ed anche re e regine, lanciando nuove tendenze nella danza in tutta Europa, nonché la moda di un abbigliamento drappeggiato in stile greco. Con la sua grazia, la sua intelligenza e il suo carisma, Emma conquistò la bella società partenopea e la sua fama e il ruolo di Sir Hamilton alla corte borbonica, le consentirono di diventare intima amica di Maria Carolina, la regina, moglie di Ferdinando IV.
In qualità di moglie dell’ambasciatore britannico, diede il benvenuto a Horatio Nelson, il celebre ammiraglio britannico, suo grande e autentico amore e ne fu, anche una sua grande alleata in quanto usò la sua influenza sulla regina per ottenere che Ferdinando concedesse a Nelson dei rinforzi. Quando Nelson tornò a Napoli dopo la sua vittoria nella battaglia del Nilo, praticamente era una leggenda vivente e Emma ne ebbe cura nella casa di suo marito, organizzando un ricevimento con 1.800 invitati per festeggiare il di lui quarantesimo compleanno. Presto tra loro nacque l’amore, e sembra che la loro relazione sia stata tollerata, e persino incoraggiata dall’anziano William, che aveva una grande ammirazione per l’eroe britannico.
Nel 1798 accompagnata dal marito William e dall’amante Nelson, seguì i regnanti di Napoli nella loro fuga a Palermo e fu proprio lei ad organizzare il trasferimento dalla Reggia di Portici dei gioielli della corona e di alcuni capolavori d’arte, facendoli uscire da “un passaggio segreto” per riporli nelle navi che avrebbero veleggiato verso Palermo. In seguito Emma si trasferì con Horatio e il marito in una piccola casa nella periferia odierna di Wimbledon, Merton Place, dove diede alla luce una bambina, figlia di Nelson, a cui venne dato nome Horatia. L’intrigante menage a trois tra la bella e sensuale Emma Hamilton, suo marito, e la leggenda vivente, eroe d’Inghilterra, Horatio Nelson, incuriosì e divenne l’oggetto di interesse e pettegolezzo dei giornali scandalistici di mezzo mondo, che riportavano tutto ciò che essi facevano, e si riferivano alle scelte di Emma nel lanciare nuove mode in fatto di vestiario e arredamento. Nell’opinione e nelle fantasie comuni, Emma diventò attraente e al contempo ripugnante simbolo di lascivia lussuria, di coraggio sensuale e amore per lo scandalo. Nonostante ciò, nel 1799 ricevette la prestigiosissima onorificenza di Dama di Devozione dell’Ordine di Malta, con lettera firmata di persona dallo zar Paolo I, decorazione raramente concessa ad una donna, soprattutto quando non nobile di nascita.
Quando nel 1803 sir William morì, Nelson ritornò quasi subito in mare, lasciando Emma incinta della sua seconda figlia che morì poche settimane dopo il parto. Sentendosi sola, per distrarsi dai suoi dispiaceri, Emma iniziò a giocare d’azzardo e spendere eccessivamente. Fu l’inizio della fine tanto che segnò il suo tracollo finanziario e sociale.
Dopo la morte di Nelson (durante la battaglia di Tafalgar nel 1805), Emma, che aveva velocemente dilapidato la piccola pensione che William le aveva lasciato, si indebitò pesantemente. Nelson infatti, aveva lasciato il suo patrimonio al fratello, e ad Emma Merton Place. Lei si indebitò al punto che venne imprigionata per 1 anno e al suo rilascio per sfuggire ai creditori si rifugiò in Francia a Calais, dove datasi al bere, morì per insufficienza epatica nel 1815.
Possiamo dire che a volte la realtà supera di gran lunga la fantasia.