Napoli. In un progetto regionale per la scuola, più ampio ‘Scuola viva’, (il cui intento è di allungare i tempi scuola per l’alunno ed impiegare il suo tempo extrascuola con attività ludiche/formative), abbiamo potuto sperimentare che si può e si deve educare alla bellezza per fornire ai ragazzi gli strumenti per sperare in un futuro tutto da vivere e da costruire. Il nostro modulo pARTEnopei nel corso dello svolgimento si è sempre più connotato come una forte necessità attuale e come compito impellente ed improrogabile per noi formatori di dover educare alla bellezza. Una bellezza per i nostri alunni rara, spesso sconosciuta perché non educati a riconoscerla. Si è proposto agli alunni di
ripercorrere attraverso le immagini e i diversi linguaggi il senso della bellezza e la sua percezione cogliendone gli aspetti diretti e impliciti soprattutto nel rapporto tra mondo sensibile, interiore, metacognitivo ed estetico. In questo periodo storico il concetto di bellezza si è, sempre di più, dissolto nella trasformazione ambientale, culturale, etica, comportamentale del contesto sociale volto alla dissacrazione dei significati estetici e classici e sopraffatto dalla dominanza di modelli consumistici liberi e trasgressivi. L’educazione alla bellezza assume un significato di pensiero di grande portata estetica e maturativa a difesa delle atmosfere culturali ed educative più rispettose dei bisogni interiori e spirituali della persona. “Il mondo sarà salvato dalla bellezza” DostoevskijIl bambino nella scuola matura esperienze sensoriali percettive, immaginative artistiche scientifiche, culturali e linguistiche. Esprime sin dai primi anni, un bisogno di scoperta dell’interiorità dell’immaginazione e della bellezza che declinato in termini didattici può promuovere in lui il buon gusto e l’attitudine dello spirito e dei sensi a gustare e apprezzare le cose belle e raffinate. La sensibilità al bello è sempre il risultato di valori, di storie personali e di formazione culturale integrale. La scuola, in quanto sistema in continuo confronto con i bisogni essenziali delle nuove generazioni, può costituire un luogo privilegiato per la promozione di valori estetici e per la discriminazione raffinata dei piani osservativi della realtà circostante. I numerosi stimoli che pervadono il bambino, provenienti dalla televisione, vedi la serie Gomorra di grande attrattiva per i nostri ragazzi, dove però non lascia spazio alla speranza; e così dall’uso del computer, dal calcio, dai videogames, da giochi, dagli stereotipi fisici e gestuali, molto spesso riflettono povertà di contenuti significativi, degrado culturale, linguaggi e modelli oppressivi e violenti che alimentano comportamenti superficiali e qualunquistici di immagine, di formalismo, di adesione a modelli dettati dai media scollegati dalla unitarietà emozionale e immaginifica della propria storia. (vedi i molteplici tagli di capelli alla ‘Savastano’) I bambini e le bambine di oggi hanno infatti ben poche occasioni di riflessione critica e di comportamento attivo, e ben pochi modelli di riferimento culturale e linguistico capaci di andare oltre le categorie dello stereotipo d’immagine e di benessere consumistico con ostentazione di schemi estetici di bellezza corporea rispondenti alle logiche di mercato e di potere.E’ quanto mai necessario per la scuola intraprendere quindi un cammino che sensibilizzi e offra stimoli adeguati per conoscere e apprezzare la bellezza, per offrire l’opportunità di affinare le radici culturali e le ali. Con le radici il bambino riuscirà a conoscere la bellezza; con le ali saprà cercarla in sé e all’esterno.