Il Presidente della Campania De Luca, in queste ultime ore, sembra aver dichiarato guerra alla città di Trieste, che ha lanciato, alquanto in sordina, una propria candidatura per il riconoscimento del caffè come Patrimonio Unesco, in aperta concorrenza alla città di Napoli.
Per De Luca, anche se a Trieste sono presenti caffè storici e aziende produttrici, la cosiddetta “arte del caffè” universalmente riconosciuta è quella napoletana, nota nel mondo grazie agli intenditori e a coloro che sono emigrati in altri paesi, portando con loro tale tradizione insieme ai prodotti tipici ad esso collegati. Tatjana Roic, senatrice triestina, ha scelto di controbattere non solo con l’affermazione che la varietà e bontà del caffè triestino non ha niente da invidiare a quello napoletano, e di come la storia della città portuale – nella quale, dai tempi di Maria Teresa, si accatastano sacchi di pregiato caffè – insieme all’eccellenza dei marchi storici – con la tecnologia in continua evoluzione faccia parte dell’identità di Trieste.
Tutta la vicenda sembra essere esplosa a partire da marzo, quando il Gruppo di lavoro UNESCO facente parte del Mipaaf ha deciso – praticamente all’unanimità – di proporre le candidature di entrambe le città, inviando la documentazione alla Commissione Nazionale dell’Unesco che ora dovrà accollarsi la decisione di far partire l’avvio del procedimento per l’inserimento nel patrimonio immateriale dell’umanità di un elemento – il caffè – che ha importanti risvolti in ambiti di tipo culturale, sociale, storico e legato strettamente alla tradizione.
Dalla sua, la città di Trieste può vantare un’economia di tipo secolare che gira e lavora intorno al caffè – va ricordato che nella città friulana, nell’anno 1904 nacque la storica borsa del caffè – e che ancora oggi, nella città, transita la gran parte del caffè importato in Italia. Dall’altra parte, la storica e folcloristica “tazzulella ‘e cafè” è da sempre stata associata alla gloriosa città di Napoli, che ne ha fatto un simbolo – ormai riconosciuto nel mondo – della “napoletanità verace”, tanto che Pino Daniele le ha dedicato l’omonima canzone nel suo inimitabile stile.
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