Una bella passeggiata per le strade di Napoli (immaginiamo di poterlo fare nonostante i divieti imposti dalla pandemia) ci porta a scoprire giardini, vie, slarghi, piazze e rotonde che hanno preso il nome di donne: artiste, scienziate, letterate, benefattrici, più o meno note o misconosciute, che hanno dato lustro nel tempo alla città e all’intero Paese.
Partiamo dal rione Luzzatti, reso celebre dalla penna di Elena Ferrante. Lì c’è uno spazio pubblico intitolato alle pittrici Giovanna Garzoni, Giulia Lama, Maria Palliggiano, Rosalba Carriera e all’architetta Stefania Filo Speziale, con lo scopo di far conoscere al pubblico i loro meriti artistici.
Arriviamo nei pressi di Corso Umberto I dove c’è una traversa intitolata recentemente a Luciana Pacifici, piccolissima vittima delle reggi razziali; nata in Lucchesia nel 1943, deportata insieme ai suoi genitori ad Auschwitz dove trova la morte nel 1944.
A piazza Bovio ci immergiamo nella stazione della metro, linea 1.
Non potremo esimerci dal visitare, se non l’abbiamo già fatto, le bellissime stazioni dell’arte. Queste raccolgono, negli spazi esterni e interni, circa 200 opere di arte contemporanea.
Riemergiamo dalla straordinaria stazione di via Toledo, la strada dove più si traccia la storia della città, da piazza Dante al Plebiscito. Nei suoi paraggi è un susseguirsi di ricordi illustri. A monte della strada, nei Quartieri Spagnoli, in via Concezione a Montecalvario, c’è un grande murale, realizzato dalla street artist Mp5, dedicato a Ipazia d’Alessandria, filosofa e scienziata greca, donna laica e illuminata del IV-V secolo d.C., simbolo della libertà di espressione e di pensiero.
Poco distante c’è un luogo di devozione, in vico Tre Re a Toledo, quello della chiesa di S. Maria Francesca delle Cinque Piaghe con la sua sedia miracolosa: vi si siedono soprattutto le donne che chiedono la grazia di avere un figlio.
Ridiscendendo in via Toledo c’è palazzo Zevallos di Stigliano che espone la celebre “Giuditta e Oloferne” di Artemisia Gentileschi. Poco più giù incontriamo piazzetta Matilde Serao, adiacente alla Galleria Umberto, dove si trova la storica sede de “Il Mattino”, fondato dalla Serao e da suo marito Edoardo Scarfoglio. Dall’altro lato della galleria troviamo la chiesa di Santa Brigida di Svezia e il ricordo di Lydia Cottone, scultrice non molto nota ma autrice del monumento al sacrificio di Salvo D’Acquisto, nell’omonima piazza, ex piazza Carità.
Riprendiamo la metro a Toledo e scendiamo alla stazione Museo. Da piazza Cavour la strada che sale verso l’ospedale degli incurabili è intitolata a Maria Lorenza Longo, fondatrice dell’ordine monastico delle Clarisse Cappuccine. Fondò gli Incurabili, il primo ospedale fatto costruire da una donna per le donne, soprattutto ragazze madri che venivano accolte lì per partorire.
Attraversiamo il cortile e ci troviamo dall’altra parte in piena zona universitaria da dove raggiungiamo il centro storico. Nei pressi di piazza del Gesù c’è una strada dedicata a Nina Moscati, sorella del santo Giuseppe; questa pia donna ebbe il merito di assistere amorevolmente il fratello, fino alla sua morte, nello studio di via Cisterna dell’olio.
A poca distanza il meraviglioso chiostro di Santa Chiara, voluto dalla regina Sancia d’Aragona, moglie di Roberto d’Angiò.
Tra il Decumano inferiore di via San Biagio dei Librai e quello mediano di via Tribunali ecco la chiesa di San Gregorio Armeno dove sono raccolte le spoglie di Santa Patrizia, una dei protettori di Napoli, in grado anch’essa di compiere il miracolo dello scioglimento del sangue.
Ma c’è anche una Napoli illustre del cinema e del teatro: via Titina De Filippo è a lato del teatro San Ferdinando. Nei pressi di palazzo Mannajuolo a via Filangieri, uno degli edifici più rinomati dello stile Liberty, (dove c’è la famosa scala elicoidale filmata in “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek) c’è il largo dedicato a Luisa Conte.
E, per finire, ci portiamo a Posillipo dove si può ammirare il golfo dal belvedere Lina Mangiacapre, grande artista e femminista (1946-2002).
Fonte: Giuliana Cacciapuoti (Commissione toponomastica del Comune di Napoli) Da “Vanity Fair” del 24/3/21
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