Lucca: una paziente da 5 mesi ricoverata nell’istituto San Cataldo in Toscana, ha avvicinato la mano a “Sun” un labrador addestrato per la Pet Therapy che le è stato portato accanto al letto.
La cosa non desterebbe particolare interesse se non fosse perché la donna è nel ‘modulo’ stati vegetativi, in uno stato quindi di “minima coscienza, condizione vicina al coma vegetativo”, come spiega Andrea Bertolucci, il medico referente clinico del reparto, in merito alle condizioni della signora, che ha mosso la mano verso il cane ai semplici ordini vocali degli operatori. Ciò è avvenuto in occasione di una delle giornate di pet therapy nel centro.
Chiaramente la paziente è stata poi aiutata ad accarezzare il labrador e, “a seguito della percezione tattile ha assunto un’espressione del viso rilassata e distesa”.
La Pet Therapy, meglio identificata come “Interventi Assistiti con gli Animali”, non viene impiegata solo in contesti terapeutici, ma anche ludici ed educativi, e la sintonia che si crea tra l’animale e l’utente stimola l’attivazione emozionale. Poiché l’animale non giudica, non rifiuta, e non ha pregiudizi, fa aumentare la propria autostima e contemporaneamente favorisce la diminuzione del battito cardiaco, dell’ansia e delle paure. La sua prima applicazione risale al 1792, quando lo psicologo inglese William Tuke presso il York Retreat Hospital, esortò i suoi pazienti con disturbi mentali a prendersi cura di piccoli animali. L’esperimento giovò notevolmente alla salute dei degenti. Da allora, in molte nazioni gli studiosi hanno rilevato i benefici dell’avere un animale con cui interagire e di cui occuparsi, ed infatti la Pet Therapy è diffusa in tutta Italia, con prevalenza nel centro Nord, ma anche l’Asl Napoli 1 lo scorso 16 marzo 2018, nella giornata informativa presso la sede del Plesso Ulisse, si è occupata di esperienze già in essere tra gruppi di lavoro multidisciplinari, che ha visto impegnati medici, medici veterinari, psicoterapeuti, ecc, in merito all’utilizzo di animali nelle strutture sanitarie. Vista la la sua valenza assolutamente positiva, molti si sono chiesti se è possibile sostituirla ad altre e la risposta è decisamente “No”, perché parliamo di una co-terapia che affianca le terapie necessarie e diverse per ogni singolo caso. Parliamo di quella che molti auspicano possa diventare una terapia aggiuntiva che rinforzi ed arricchisca le altre,ricordando che proprio l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha più volte ribadito il concetto di One Healt, per cui uomini, animali ed ambiente rappresentano una triade inscindibile.