Ogni volta che accade, la sensazione è quella di essere colpiti da una maledizione che conduce sempre nel baratro più profondo. Eravamo certi di averla superata e invece ecco che la depressione bussa di nuovo alla nostra porta, preceduta da segnali più o meno evidenti, e appare una nuova crisi che ripropone gli stessi sintomi, pensieri e sensazioni di quelle precedenti.

Errori (comuni) da non fare

Chi ne soffre la vive come una potenza arcana nei confronti della quale non c’è possibilità di controllo, ma solo un disperato difendersi.

La maggior parte delle persone si difende male da questo disturbo:

  1. c’è chi si trascura non curandosi in alcun modo
  2. c’è chi fa blandi tentativi in varie direzioni
  3. c’è chi si lascia andare ad un atteggiamento fatalistico, immerso in una concezione di sé come sfortunato e destinato a soffrire.
  4. c’è anche chi inizia una psicoterapia per poi interromperla proprio quando è il momento di affrontare alcuni nodi fondamentali.
  5. c’è chi si affida agli psicofarmaci e nel momento in cui tenta di sospenderli, ricade nel problema. A questo tipo di persone sembra che “la ricorrenza “sia un fenomeno inevitabile.

Cosa ti dice il suo ritorno?

Nella maggior parte dei casi però, sebbene sia vero che la chimica cerebrale di alcuni è predisposta alle crisi depressive, si è anche potuto osservare che un giusto approccio al problema può liberare per sempre dalla recidività di questo disturbo. L’approccio funzionale prevede che si assuma un ruolo attivo e di accettazione di essa. Non si può, cioè, limitarsi a vivere sperando che non torni. È il modo in cui si vive, si pensa, ci si emoziona e come si affronta la “realtà” che può spingere alla predisposizione depressiva di verificarsi o meno.

Se ne soffri in maniera ricorrente significa che c’è qualcosa nel tuo modo di guardare a te stesso e al mondo che non va, quindi chiediti:

  • Cosa vuole dirmi il corpo?
  • Cosa c’è che il mio cervello rifiuta?
  • Una relazione, un lavoro, uno stile di vita?

C’è sicuramente dentro di te un pensiero ben preciso che deve essere ascoltato.

Cerca un nuovo equilibrio

Di solito ritorna perché la persona non cambia quelle condizioni o emozioni interiori che ha represso o che le impediscono di esprimere la propria personalità e creatività. Da questa prospettiva, quindi, le ricadute non devono essere considerate come delle “riprese della malattia” ma, al contrario, come delle possibilità di recupero da qualcosa che non ci sta per niente bene.

Ogni crisi è una scossa che cerca di destabilizzare un equilibrio che ci siamo costruiti e che in realtà non ci appartiene. Certo, le cose “fuori di noi” non si possono cambiare, ma l’atteggiamento con cui le affrontiamo sì.  È proprio in questo modo che la recidività depressiva potrebbe finalmente perdere la sua funzionalità e la vita riprendere a scorrere serenamente.

 

Fonte articolo & foto: https://casabenessere.wordpress.com/2014/11/23/cosa-fare-quando-la-depressione-ritorna, 23 novembre 2014

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