Ancora oggi si studiano le cause che portarono alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C., considerando che il suo declino iniziò nel III secolo d.C.

La storia ci dice che l’Impero Romano d’Occidente cadde definitivamente dopo le invasioni di popoli considerati dai romani “barbari” (V secolo d.C.): furono le truppe germaniche di Odoacre a privare Roma del suo potere sul territorio italico. A parte vari dubbi e perplessità di alcuni storici sulla reale natura delle cause della caduta dell’Impero, è certo che esso si caratterizzò per una sempre migliore impronta germanica: ciò avveniva sia a livello militare che politico. Non è vero che cadde solo a causa dell’invasione dei Visigoti nel V secolo d.C., ma ad opera di soldati germanici sempre maggiormente presenti da tempo nell’esercito romano. In percentuale, l’esercito non era più prevalentemente costituito da soldati romani ma da truppe alleate come i Goti ed altri popoli barbarici.

Quella crisi che portò alla definitiva caduta di quella parte dell’Impero fu causata anche dal calo demografico per guerre e carestie, dal crollo economico e produttivo delle campagne e dei vari traffici commerciali, dal grande squilibrio nella distribuzione della ricchezza, da una progressiva diminuzione del consenso verso il potere centrale, anche per una politica fiscale troppo oppressiva sui meno abbienti.

Quasi tutti gli storici sono d’accordo sulla circostanza che “il colpo di grazia”, arrivò proprio dalle invasioni barbariche dal IV secolo d.C. in poi. Una parte di questi eventi la ebbero gli Unni che, migrando, costrinsero intere popolazioni barbariche a invadere l’Impero d’Occidente, divenendo prima difensori e poi nemici del predetto Impero. Roma in un primo momento ospitò questi popoli, in particolare i Visigoti, che prima si rivoltarono contro l’Imperatore Valente, in quanto soggetti a vari maltrattamenti, riuscendo poi ad ottenere l’autorizzazione a stanziarsi in territori imperiali, in qualità di federati (alleati dell’impero), fornendo in cambio truppe mercenarie all’allora Imperatore Teodosio I: era il 382 d.C., ma le alleanze con i popoli di origine Germanica o “Barbara”, in generale non poté contenere altre numerose invasioni e migrazioni nell’Impero d’Occidente: infatti, nel 406 d.C. numerose tribù barbariche attraversarono il Reno mettendo a ferro e fuoco città come Treviri: erano Alemanni, Vandali, Svevi, Alani, ecc; non mancarono sporadici vittorie dell’esercito imperiale contro gli invasori barbari, ad opera di celebri Generali come Ezio, ma furono solo dei palliativi. Quini le eccessive migrazioni dei popoli barbari verso i territori imperiali potrebbe a ragione considerarsi come una delle cause più importanti, anche se verso la fine del V secolo d.C., della caduta dell’Impero Romano d’Occidente.

Notate qualche elemento in comune con l’attuale situazione economico-politica dell’Europa?

Da qualche decennio assistiamo a sempre crescenti migrazioni di extracomunitari in territorio europeo, con un afflusso periodico nei suoi confini meridionali (Grecia, Malta, Italia) causate non solo da motivi economico-ambientali, ma anche da guerre, da torture, da persecuzioni varie.

Nonostante l’esperienza dell’Antica Roma, non si è ancora risolto definitivamente questo grande problema, in quanto i governanti europei sono ancora sostanzialmente insicuri sui modi e gli strumenti per arginare o risolvere il problema, pur nella considerazione di timidi tentativi di accordi tra alcuni dei 27 paesi U.E. (vedi il recente accordo di Malta), tesi più che altro ad arginare il fenomeno.

Come 2000 anni fa, quei popoli, per vari motivi, fuggono dai loro territori per venire in Europa, mossi sicuramente anche dall’intenzione di trovare un lavoro e di dare sicurezza alle proprie famiglie. Evidentemente i trattati, come i Foedera di 2000 anni fa, non sono sufficienti alla risoluzione del problema, rappresentando solo un timido segno per arginare il fenomeno. Ci vorrà molto di più: gli attuali governanti europei potrebbero spostare risorse nei paesi di origine di queste persone per sostenere la loro crescita nei loro territori, oltre che limitarsi a stipulare accordi con le autorità dei vari paesi africani per ostacolare la partenza dai loro porti.

 

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