Durante dei lavori di ristrutturazione, ovvero la distruzione di una struttura muraria per l’allargamento di un’abitazione, gli operai hanno fatto una scoperta che, si può dire, ha davvero dell’incredibile, a detta degli archeologi, e che pone quesiti alquanto interessanti.

Nei più profondi e bui recessi della terra, è stata individuata una città interamente scavata nello stesso terreno, situata a Derinkuyu, e costruita, si presume, allo scopo di poter riuscire a sopravvivere a qualche minaccia dell’epoca che, finora, non è stata ancora identificata.

L’unica fonte che ne parla, e identificata con enorme fatica, è lo storico Senofonte, che la descrive dislocata lungo un qualcosa come undici livelli ed estesa all’incirca per ottantacinque metri di profondità, con una popolazione che sembrava aggirarsi, secondo i dati tramandati dallo storico vissuto ad Atene, tra le tremila e le cinquemila persone.

Le abitazioni sono interamente scavate nella roccia e sviluppate come rifugi a scopo difensivo o climatico, con pozzi per attingere acqua potabile e porte che permettono di giungere all’esterno nel “presunto” numero di seicento, oltre a chiese e scuole create per la “comunità” sotterranea.

Per gli esperti questo non è un ritrovamento isolato; a quanto sembra dovrebbero esistere, secondo la documentazione finora raccolta, almeno altre sei città simili, in attesa di essere studiate come quella rinvenuta a Derinkuyu.

Tale luogo ha mostrato tremende similitudini con l’ambientazione del romanzo di Lovecraft “Le Montagne della Follia” tanto che appena hanno iniziato a circolare le prime foto, in molti ipotizzano che “il Solitario di Providence” possa aver preso ispirazione per la sua opera dalle miniere presenti a Springfield e a Sommerville, in Massachussetts, note per il loro ambiente “straniante”.

FONTEnews.fidelityhouse.eu; meteoweb.eu;
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