Nel 2018, nel corso di alcuni lavori di demolizione per espandere il cimitero di Shinnoye, sito nelle vicinanze della città di Krasnoyarsk in Siberia, fu fatta una scoperta straordinaria. Ad emergere dal ventre della terra, un’enorme tomba di duemila anni fa, grazie alla quale si sono conservati intatti i resti di un’antica cultura considerata a lungo sconosciuta. Ma solo a partire dal 2021, grazie agli archeologi dell’Università Federale Siberiana, coordinati dal Dottor Dimitry Vinogradov, sono partiti gli scavi veri e propri, che hanno riportato alla luce quanto rimaneva di una cinquantina di corpi.
Posizionati in una grande fossa rettangolare, il cui interno era rivestito di legno e corteccia di betulla con i loro corredi funerari, vi erano sepolti insieme a un gran mucchio di strumenti di uso quotidiano, oltre a manufatti sacri e armi da utilizzare nel viaggio nell’aldilà. Tra questi diversi pugnali in bronzo in miniatura e asce da battaglia, come pure coltelli, specchi e stoviglie di ceramica. Ad aggiungersi a loro anche grandi perle e placche di bronzo; in una di esse vi è raffigurato un cervo: un soggetto alquanto ricorrente nell’arte preistorica della Siberia.
Dai primi accertamenti fatti finora, il sito potrebbe appartenere alla cultura scita dei Kurgan, una particolare triade di caratteristiche archeologiche dell’Età del Ferro, come alcuni determinati stili di armi in bronzo e articoli per l’equitazione, insieme a manufatti artistici con animali reali e mitici, come felini selvatici, rapaci e mitici grifoni. Per la prima volta, furono individuati dall’archeologo e storico Mikhail Gryaznov, dopo alcuni scavi avvenuti in un sito archeologico posto sulle rive del fiume Tes, nel Bacino di Minusinsk.