In questo giorno di Tradizione e festività il Tortano è il rustico preferito dai napoletani, ma quanto si differenzia dal Casatiello? Quale significato si cela dietro questo impasto pasquale?
Tanto è vero che nel tempo li hanno confusi tra loro, li hanno resi somiglianti e sinonimi.
Il Tortano è una preparazione rustica tipica della cucina partenopea con forma di ciambella (dal latino tortilis cioè ripiegato, attorcigliato), nella tradizione cristiana popolare richiamerebbe la corona di spine di Cristo e simboleggia dunque la Passione di Gesù Cristo. L’impasto che lievita e che nasce da ingredienti poveri quali la farina, lo strutto o meglio la sugna, il pepe, i cicoli/salame ed il lievito. A volte vengono aggiunte delle uova sode o sbriciolate per arricchirlo.
Il Casatiello invece ha al presenza visibile delle uova sode in superficie. La sua forma è rotonda (richiamando la perfezione e il ciclo vitale) e al suo interno, nell’impasto dove vengono aggiunti salumi (parti di scarto nella tradizione) e formaggi della zona per renderlo più ricco. Le uova sode oltre ad essere presenti nell’impasto vengono poste in superficie e tenute ben salde grazie a lembi di pasta disposti a forma di croce. In quest’ultimo caso dalla lievitazione e rinascita della carne (salumi che lievitano con il corpus del casatiello) la cosmologia si propone in un ‘uovo che dalla terra rinasce dopo la morte’ (incrocio).
Entrambe queste ricette affondano le radici in tempi antichissimi e molti scrittori ne scrivevano nei secoli passati per celebrarle, così li troviamo in dipinti. Lo studioso Raffaele D’Ambra nel suo vocabolario Napolitano-Italiano del 1873 ci spiega l’origine della nome “casatiello”, esso trae il termine da “caso“, ovvero “formaggio“, riferendosi all’abbondante presenza al suo interno, perché fatto del latte di pecora di cui si nutre l’agnello, creatura pura ed innocente simbolo della Pasqua cristiana.
In entrambi i casi si celebra la rinascita quanto di Cristo quanto dal paganesimo popolare dei morti, in entrambi i casi la carne e il formaggio nella lievitazione della madre terra (farina-grano) permette all’uovo di riportare nel ciclo della vita (forma ciambella) la libertà della risurrezione (uovo simbolo di perfezione e rinascita).
Si potrebbe definire il casatiello precedente al Tortano per il suo simbolismo popolare e pagano in cui nella primavera si celebrava la nascita della stessa e il ritorno sulla terra dei propri defunti. Precedente alla nascita del Cristo Redentore e Salvatore della Croce.
Ma allora con tanto senso di Passione e Rinascita perché non vogliamo “essere ditto tòrtano e senza ‘nzogna”?
Letteralmente significa ‘esser chiamato tortano, sprovvisto di sugna’, questo modo di dire viene usato per colui che viene indicato responsabile di qualcosa di cui, non si hanno prove, e non sia stato autore. Egli tende a ribellarsi con questa locuzione affermando cioè che non lo si può chiamare tortano, dal momento che egli è privo di strutto, ossia non ha commesso ciò che gli viene addebitato. In parole semplici non si può dare del ladro ad uno se non si ha la prova provata del suo ladrocinio.
In verità negli ultimi anni questo modo di dire viene utilizzato per indicare, in modo errato, ‘una persona già in difficoltà e pure mancante di qualcosa’… insomma, infierire oltremodo. Quindi in questo caso una persona ‘tortano’, ripiegata e attorcigliata e anche senza sapore, inutile o di valore.
Considerazione molto simile con ‘sì ‘nu casatiello’, che sta a indicare una persona pesante (noiosa e lamentosa), dura di comprendonio, difficile da digerire insomma, quando il rustico non è stato fatto bene o ha uno dei prodotti che predomina (troppo formaggio, troppo pepe, poco lievitato).
Insomma, o in un caso o nell’altro certamente essere ditto tòrtano e senza ‘nzogna non sarà piacevole, sia per probabile ladro e sia per persona in difficoltà ed inutile oppure sì ‘nu casatiello perché lamentosi, pesanti e duri di comprendonio… credo sia meglio gustarli in questi giorni speranzosi di rinascere a nuova libertà.