A partire dagli anni bui dopo il Concilio tridentino (nel XVI secolo), infervorarono numerose fondazioni accademiche, circoscritte da un gruppo di intellettuali dissidenti che si erano imposti contro il filone dogmatico e unilaterale perseguito dalla Chiesa e, secondo il censimento effettuato da Paolo Izzo ne “Le uova dell’angelo”, Napoli ha avuto il primato di almeno duecento diciannove accademie, la maggior parte delle quali sono state fondate tra il XVI e il XVII secolo, vale a dire in piena età reazionaria. L’accademia degli Abbonati, degli Addormentati, degli Anelanti, degli Ardenti, degli Arditi, degli Armonici, degli Asini, degli Assetati, degli Avviliti, del Cimento, dei Curiosi, dei Discordanti, dei Dispersi, dei Dubbiosi, degli Erranti, dei Feroci, degli Incauti, degli Incolti, degli Oscuri, degli Ottenebrati…
Nonostante i nomi possano apparire strambi, all’interno delle cerchie degli accademici vigeva il “sacro furore” della filosofia neoplatonica e un profondo interesse per l’antichità classica in tutte le sue sfaccettature, da quella culturale a quella religiosa fino all’astrazione fatale per il Corpus Hermeticum di Ermete Trimegisto, che esalta l’anima umana e l’Universo, con le Accademie che , a seconda della volontà politica e della sensibilità clericale dei governanti, hanno vissuto periodi di alternanza tra favori e punizioni. Erano quasi sempre costituite da uomini illustri, collegati a una rete europea di conoscenza, che non volevano piegarsi al potere e nel sfidare le potenti cerchie ecclesiastiche, queste trovavano un modo per mettere a tacere la diffusione delle proprie ricerche e pensieri; difatti i libri prodotti dagli accademici finirono ripetutamente tra le fiamme del Sant’uffizio, come avvenne il 12 luglio 1543 sul sagrato del Duomo, quando il tribunale dell’Inquisizione volle inaugurare il proprio mandato promulgando l’Edictum contra bibliopoles et librorumimpressores, e poco più tardi, nel 1547, per volontà del viceré Don Pedro Alvarez de Toledo.
Questi libri, definiti “pieni d’empietà”, nascondevano messaggi cifrati sotto i versi: si esponeva una teoria che riscopriva gli antichi testi della saggezza iniziatica, camuffata tra le righe di un poemetto, dietro un nome evocatorio, una rima, uno innocuo anagramma oppure un simbolo. Si capisce il motivo per il quale i titoli delle Accademie sembrano stravaganti; in realtà, occultavano significati talvolta chiari solo agli adepti e, tra i nomi che presero parte alla cerchia alchemica delle Accademie spiccano alcuni di grande importanza: Lorenzo Valla, Pietro Summonte, Iacopo Sannazaro, Giovanni Pontano, Giambattista Marino, Ferrante Imperato, Giovan Battista Della Porta, che fondò l’Accademia degli Oziosi.
Fonte articolo & foto: https://www.senzalinea.it/giornale/storia-di-napolile-grandi-accademie, upload.wikimedia.org, 17 luglio 2017