La Asociación Intergubernamental de la Tauromaquia, in queste ultime settimane, ha inviato all’Unesco la richiesta di inserire la corrida nel patrimonio immateriale dell’umanità, allo scopo di salvaguardarla dalla crisi scatenatasi con il Covid-19.
Prontamente, numerose associazioni internazionali – riunitesi nella piattaforma La Tortura No Es Cultura – hanno scelto di protestare tramite l’hashtag #NoTauromaquiaEnUnesco, ottenendo un massiccio supporto sui social in Spagna, Portogallo, Colombia, Ecuador e Perù.
La presidenza Unesco – dopo essere venuta a conoscenza di tali proteste – ha deciso di non includere la corrida tra i ‘fascicoli 2021 in corso’ che dovranno essere presi in considerazione dal Comitato per la fine dell’anno.
“Sarebbe incomprensibile che mentre un organismo delle Nazioni Unite, il Comitato sui diritti dell’infanzia, solleciti a proteggere i più giovani dalla violenza della corrida, un altro organismo delle Nazioni Unite, in questo caso l’UNESCO, la elenchi tra il patrimonio immateriale dell’umanità da trasmettere a questi stessi bambini e giovani e sovvenzionandola con denaro pubblico”.
Usando tali, aspre parole, Marta Esteban, presidente di Ltnec, ha voluto commentare la criticabile richiesta dell’Asociación Intergubernamental de la Tauromaquia.
“In questi tempi difficili che viviamo è fondamentale difendere le espressioni culturali che promuovono la vita, non la morte, e che facilitano la coesione della società, non il confronto tra cittadini che è il protagonista del dibattito sulla corrida”.
Concludendo alla fine così il giusto rifiuto dell’Unesco, che va inteso come un segno di civiltà contro uno “sport” composto unicamente da sofferenza e violenza verso gli animali.