“Ci deve essere la possibilità di credere che ci sia qualcosa di straordinario nella vita” questo è ciò che la moglie del premio Nobel John Nash diceva di fronte all’improbabile possibilità di uscire fuori dalla malattia che attanagliava il grande matematico. Non ci si può fermare di fronte alla situazione così drammatica che ci sta sconcertando, disorientando e, perché no, a volte abbattendo. Quale prospettiva, quale futuro per noi? Quale soluzione, quale margine abbiamo di miglioramento della nostra condizione? Ne usciremo più forti? Ne usciremo più temprati? Soprattutto, ne usciremo?
“C’è una bella immagine nell’inno liturgico della festa di San Giovanni Battista. Dice che il popolo si avvicinava al Giordano per ricevere il battesimo, “nuda l’anima e i piedi”: pregare con l’anima nuda, senza trucco, senza travestirsi delle proprie virtù. Lui perdona tutti i peccati ma ha bisogno che io gli faccia vedere i peccati, con la mia nudità. Pregare così, nudi, con il cuore nudo, senza coprire, senza avere fiducia neppure in quello che ho imparato sul modo di pregare… Pregare, tu e io, faccia a faccia, l’anima nuda”. Questo è quello che il Papa ha sottolineato nella messa del mattino a Santa Marta.
“La strada è abbassarsi. La strada è la realtà”. La possibilità di uscirne vincitori, cioè scopritori del significato di tutto questo, è capirne, appunto il senso, cioè carpirne la valenza, riscoprire i valori, i legami tra di noi, esaltarne l’aspetto umano. Comprendere di essere uguali, desiderosi dello stesso bene, di essere amati!
Che la strada sia la realtà vuol dire, oggi, che bisogna stare ai fatti, attenersi alle indicazioni, seguire incessantemente il reale perché lì si svela tutto il senso dell’esistere.
La fiducia è sicura, il Papa ancora insiste: «Verrà a noi come la pioggia d’autunno, come la pioggia di primavera che feconda la terra». E con questa speranza che incomincia il cammino nuovo.