Il preside del liceo scientifico “Alessandro Volta” di Milano, il prof. Domenico Squillace, ha mandato una lettera aperta ai suoi studenti citando un altro grande Alessandro, il Manzoni, a proposito dell’emergenza coronavirus.
Iniziativa senz’altro lodevole che speriamo abbia inciso sulla coscienza civica dei ragazzi invitandoli a riflettere sui ricorsi della storia.
Il signor Squillace cita il capitolo 31 dei “Promessi Sposi” a proposito dell’epidemia di peste che si abbatté su Milano nel 1630, raccomandandone agli studenti la rilettura.
“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..”
“Si tratta di un testo illuminante e di straordinaria modernità che vi consiglio di leggere con attenzione, specie in questi giorni così confusi. Dentro quelle pagine c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria… Parole che sembrano sbucate fuori dalle pagine di un giornale di oggi.”
Insomma nulla è cambiato, dal 1600 ad oggi, in quest’epoca dove i concetti di modernità dovrebbero aver condizionato e orientato i comportamenti della gente.
La paura non conosce tempo, rimane quella che ti spinge irrazionalmente verso atteggiamenti socio-psicologici paradossali.
Il preside continua:
“Non sta a me valutare l’opportunità del provvedimento, (la chiusura delle scuole n.d.r.)… Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c’è alcun motivo – se state bene – di restare chiusi in casa. Non c’è alcun motivo per prendere d’assalto i supermercati e le farmacie, le mascherine lasciatele a chi è malato, servono solo a loro. La velocità con cui una malattia può spostarsi da un capo all’altro del mondo è figlia del nostro tempo, non esistono muri che le possano fermare, secoli fa si spostavano ugualmente, solo un po’ più lentamente. Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile. L’istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile è quello di vederlo ovunque, il pericolo è quello di guardare ad ogni nostro simile come ad una minaccia, come ad un potenziale aggressore. Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero”.
Come non essere d’accordo con il prof. Squillace al quale va il nostro plauso.