Un ragazzino al di qua di una rete di recinzione. Guarda da lontano il suo stadio.
Tutt’intorno silenzio e un senso profondo di vuoto. Cosa starà pensando?
Vorrebbe, come per magia, abbattere quella rete, rompere gli indugi, fregandosene dei divieti che un maledetto virus impone e violare le regole.
Ma il ragazzino è giudizioso e maturo e sa che non può farlo. E allora si limita a proiettare il suo cuore sul futuro, speriamo prossimo, quando tutti potremo tornare a vivere la vita che desideriamo.
È di spalle ma possiamo immaginare il suo sguardo assorto, forse un po’ triste ma, al contempo, speranzoso.
Lo sguardo è forse trasognato, poi chiude gli occhi e si proietta verso un domani che spera vicino, quando finalmente potrà tornare a calcare il prato verde e correre, fiondarsi veloce verso la porta avversaria, gioire con i suoi compagni per un gol segnato. Sa di “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, perché non è da questi particolari che si giudica un giocatore…”
Insomma tornare a essere felice.
Ecco, il sentimento che esprime quel bambino si può ben spiegare con una frase di Antoine de Saint Exupèry, il famoso autore de “Il piccolo principe”: “Non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”.