Chiacchiere dall’Italia, sembrerebbe questo il titolo per un articolo di gossip, ma le chiacchiere, tipico dolce carnevalesco, hanno nomi e radici diverse in base alla Regione di provenienza. Di origine antichissima, già le donne in epoca romana, preparavano dei dolcetti fatti con uova e farina chiamati frictilia, proprio perchè poi fritti nel grasso di maiale per festeggiare i saturnali, festività corrispondente al nostro carnevale. Il dolce così preparato veniva servito direttamente per strada, col pregio di essere semplice da preparare, nonché veloce ed economico e poiché doveva durare per tutto il periodo della Quaresima se ne producevano grosse quantità.
Si tratta di un dolce la cui tradizione è giunta fino ad oggi, chiaramente con dei cambiamenti tanto nel nome quanto nella preparazione e proprio perché ai napoletani nulla manca, quelle napoletane pare traggano il proprio nome dalla Regina Margherita di Savoia, la quale un giorno dopo aver chiacchierato abbondantemente ebbe fame e così, chiamato il cuoco di corte, Raffaele Esposito, ordinò che le preparasse un dolce da gustare insieme ai propri ospiti. Il cuoco, prendendo spunto dalla chiacchierata decise di chiamare il dolce appena preparato “chiacchiera”. Ma parliamo di un dolce che si tramanda da secoli grazie agli elementi semplici e poco dispendiosi per la preparazione; fermo restando le varianti che lo arricchiscono, come l’essere ricoperte di miele o cacao oppure accompagnate dal sanguinaccio. Altra loro peculiarità è la possibilità di conservarle per settimane se riposte in un luogo fresco ed asciutto, chiaramente ben chiuse in un contenitore o in un sacchetto.
Ma non solo i napoletani onorano la tradizione e così, per il carnevale l’Italia intera si sbizzarrisce, con la stessa leccornia preparata in maniera un pò diversa per ciascuna regione. Nascono quindi le frappe romane, i cenci toscani, le bugie piemontesi, i galani e le frittole veneziane. Dunque, regione che vai dolce che trovi, ma sempre con i genuini prodotti nostrani.