Secondo i dati riportati dalla Commissione Europea sulla sperimentazione animale, di cui dà notizia la Lega antivivisezione (Lav), sono più di 22 milioni gli animali usati ogni anno per la sperimentazione, di cui, quasi 10 milioni utilizzati nella ricerca applicata, didattica e nei vari test con un livello di sofferenza considerato “grave”.
Ricordiamo che il Consiglio di Stato, dopo le petizioni, le manifestazioni ed i cortei, da poco ha sospeso provvisoriamente la sperimentazione sui macachi nell’ambito di un progetto delle Università di Torino e Parma sui deficit visivi umani, che dopo la fine del progetto della durata di 5 anni, vede “eutanasizzati” gli animali.
Altri 12 milioni di “cavie” servono per mantenere colonie e utilizzare tessuti. In base alla direttiva 2010/63, si doveva procedere verso una scienza non basata su modelli animali, andando verso la completa sostituzione degli animali nella ricerca. Il rapporto della Lav afferma che l’Italia si posiziona al 5 posto dopo Inghilterra, Germania, Francia e Spagna per numero di animali usati.
Secondo la biologa Michela Kuan “Siamo ancorati ad un modello fallimentare mentre dovremmo pensare ad ricerca basata su modelli sostitutivi, a cominciare da maggiori finanziamenti, favorendo una ricerca efficace ed etica.” Secondo l’ex dirigente scientifico di Huntingdon LifeSciences, i test sugli animali e i risultati umani concordano solo nel 5% dei casi, ed il 92% delle droghe superate da test sugli animali fallisce immediatamente quando viene provato per la prima volta sugli esseri umani, perché inutili, pericolose o entrambe le motivazioni.
Al momento la speranza è nell’approvazione del decreto Milleproroghe, di vedere inseriti i divieti già previsti dal 2013, cioè di non testare più su animali le dipendenze da droga, alcol e fumo.