Ogni anno, migliaia di pazienti erano costretti a ricorrere a cure ed interventi in strutture del Nord Italia ma, da qualche anno a questa parte, pare ci sia stata un’inversione di tendenza, soprattutto per quanto riguarda gli interventi di chirurgia robotica in ambito urologico a Napoli.
Molti pazienti dal nord ora decidono di curarsi al sud e questo è un dato di fatto, vista la marcata affluenza di interventi effettuati e programmati presso l’ospedale Cardarelli di Napoli, che funge anche da sede della Robotic Academy Intuitive Naples, scuola di formazione che accoglie ogni anno chirurghi da ogni parte d’Europa.
Questo è un importante traguardo, raggiunto grazie alla collaborazione con le altre strutture ospedaliere cittadine come, ad esempio, il policlinico ed ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, che hanno lavorato con sinergia di intenti promuovendo anche un evento di formazione e perfezionamento intitolato “Robosud”, avvenuto nell’anno appena trascorso.
Il Cardarelli, ormai, risulta essere una eccellenza nel campo dell’urologia ma soprattutto nella cura del tumore alla prostata, che sempre più frequentemente viene diagnosticato in più pazienti, tanto da vedersi assegnato un bollino azzurro dalla Fondazione Onda, per il lavoro svolto nel garantire un approccio multiprofessionale e interdisciplinare dei percorsi diagnostici e terapeutici per le persone affette da tale neoplasia.
Secondo Paolo Fedelini, direttore della sezione di urologia del Cardarelli, il suo reparto si occupa di chirurgia legata alla calcolosi renale, oltre che di iperplasia prostatica benigna, di andrologia e di ricostruzione mini invasiva dell’apparato urogenitale. L’approccio multidisciplinare adottato rappresenta un’eccellenza nell’ambito della chirurgia mininvasiva robotica e laparoscopica, ed offre disponibilità ai malati uro-oncologici per gli interventi di elezione, in quanto unico centro in Campania dedicato a simili urgenze.
La chirurgia laparoscopica robot-assistita consente tecniche mininvasive che offrono risultati notevoli e, grazie alla visione 3D e l’uso del laser ad olmio questi interventi – circa tremila in un anno – consentono una minore ospedalizzazione insieme a un minor ricorso a trasfusioni necessarie dopo interventi tradizionali e dolorosi. Una realtà “ fiore all’occhiello “ per la sanità campana provvidenziale, visto anche l’aumento dei tumori del rene, vescica e prostata, che pone il malato al centro del percorso di cura garantendogli una guarigione serena ed informata.
Il percorso multidisciplinare si basa, appunto, sul fatto che l’approccio al paziente oncologico è molto cambiato negli ultimi anni, e può contare su un nuovo tipo di assistenza che lavora con sinergia di intenti con l’equipe – formata dal chirurgo, dall’oncologo, dal radioterapista, dal radiologo, dall’edonscopista e dall’anatomopatologo – che, esaminati i progressi ottenuti, decidono su come improntare il successivo percorso terapeutico, decidendo, in modo collegiale, quale sia non solo la diagnosi, ma anche gli interventi più mirati alla cura e guarigione del paziente, al quale viene evitato un ulteriore stress migrando da un reparto all’altro.
Il primo step, quello chirurgico , può contare su un reparto che lavora a pieno ritmo nella cura e diagnosi di tante malattie urogenitali e di calcolosi urinaria. L’unica criticità che può essere evidenziata riguarda i ritardi burocratici e le lunghe liste di attesa per consentire a più pazienti di curarsi in modo eccellente.