Napoli. Fortunati chi ha potuto assistere ad uno spettacolo teatrale su Caravaggio ‘Pentimento di un Pittore’ scritto e sceneggiato dal poliedrico Marco Fiore dell’Associazione Oltre i Resti. Un testo originale, considerando che il teatro ha necessità vitale di nutrirsi di nuova linfa. Su Caravaggio molto si è scritto e molto si sa della sua tormentata vita rappresentata da due lupi famelici, l’uno in contrasto con l’altro. Così le due anime di Michelangelo Merisi che fino alla fine si è chiesto quale dei due lupi avesse avuto il sopravvento, gli fu risposto…’quello che lui avrebbe nutrito di più’.
Quest’opera racconta e reinterpreta il suo tomento dell’anima negli ultimi giorni della sua vita, quando consapevole di questa duplice natura, e sapendo di non aver più tempo, chiede aiuto proprio ai suoi personaggi rappresentati nelle sue opere che prendono vita restituendo a lui il perdono e la redenzione.
A lui che aveva rappresentato le anime sante attraverso i terreni peccatori: alla Madonna coi volti di prostitute, ai Santi con il volto degli ultimi. In linea con lo spirito cristiano proprio gli ultimi saranno redenti e lui i disadattati li ha portati a diventare eterni nelle sue tele magnifiche proprio per la verità dei volti rappresentati. Rappresentano Dio fatto uomo. I suoi dipinti prendono vita: la Madonna sotto la Croce è allo stesso tempo la Madonna e la donna napoletana, madre terrena, che esprime attraverso l’interpretazione della bravissima Cinzia Annunziata, il dolore per l’innaturale perdita del figlio morto in condizioni atroci, crocifisso ingiustamente.
La giovane donna accorre alla sua croce volendo su di sé quel dolore che rivede nel figlio, che umanamente non accetta come non accetta di essere donna scelta tra le donne, ma che nel colloquio col figlio morente incontra il suo destino divino di diventare la Madre di tutti, compreso quel genio maledetto di Caravaggio, che alla fine della pièce accoglierà tra le sue braccia.
Un uomo che, attraverso il pentimento, viene redento dallo stesso Cristo, Giuseppe Morra, che dalla Resurrezione, dà vita e lenisce il tormento del pittore che è stato fruitore di una mano divina. Riccardo Sergio interpreta il Caravaggio a colloquio con Arnolfo, Rolando Capasso, un gruppo di attori giovani ed eccellenti che hanno dato vita e colore alla penna dell’autore.
La scenografia e i costumi, la direzione artistica dell’abile Assunta Mango nelle vesti anche di una sorprendente sarta per la minuziosità di dettagli negli abiti, come quello di Arnolfo, ma la stessa grande scrittrice di testi teatrali come quelli sulla stregoneria in ‘Malleus Maleficarum: alla corte delle streghe’ e sui vizi capitali in ‘SALIGIA’, altri esempi di originalità creativa che evidenziano uno studio accurato e dettagliato per non essere mai banali, né ovvi. Quanta creatività ed arte questa terra contiene, sconosciuta ai più che vivono a dispetto di una società che non dà il giusto valore a chi nutre l’anima. Eppure nella perenne lotta tutta umana tra i due lupi famelici che convivono in ognuno di noi, gli stessi di Caravaggio, è nell’arte che si trova giovamento e nutrizione.
Dobbiamo dare giusto riconoscimento a chi, come Marco, Assunta e i giovani attori con passione e dedizione ci danno la possibilità di un’emozione che ci nutre l’anima e come se non bastasse, nutrono anche il corpo con l’immancabile succulento buffet a compimento dell’incontro.
Grazie ad Oltre i Resti, dove i resti siamo noi, essendo loro sempre Oltre.