Il Wall Street Journal, alcune settimane fa, ha pubblicato un’analisi ad opera di Christopher Mims, dalla quale emerge che, intorno al 2050, almeno la metà del suolo adibito alla produzione di caffè rischia di diventare inadatto alla sua coltivazione. Il suo maggiore produttore, il Brasile, corre il maggiore pericolo di non poter più riuscire a soddisfarne la richiesta, che si aggira intorno all’88%. A produrre questa “futura tragedia” il cambiamento climatico, che renderebbe una “produzione così massiccia” impossibile da soddisfare, e che si aggira sui due miliardi di tazze di caffè al giorno. In un prossimo futuro – salvo “miracoli o scoperte scientifiche dell’ultimo minuto” – dovremo dire addio a una delle nostre abitudini più radicate, o accontentarci di sostituti o surrogati ottenuti dal processo di tostatura.