Le periferie.
Un insieme di zone di un agglomerato urbano situate fuori il suo centro storico.
Luoghi che, periodicamente, tornano a far parlare di sé quando lo svantaggio legato all’urbanizzazione selvaggia e abusiva, all’inquinamento dovuto agli ammassi di rifiuti che vengono scaricati in tali zone, alla povertà e alla criminalità.
In anni recenti, le periferie sono tornate tristemente alla ribalta per la questione legata al ricollocamento dei migranti, i quali hanno dato vita ad autentiche baraccopoli dove regnano miseria, prostituzione e droga, e dove la cosiddetta “guerra dei poveri” ha preso piede, provocando numerosi incidenti e morti dovuti all’incapacità di voler risolvere problemi che, lasciati a sé stessi, finiranno per diventare un incendio che nessuno sarà in grado di estinguere.
Situazioni del genere sembrano solo “problemi di oggi” ma, nel ventennio 1950 – 1970 esistevano bidonville non troppo dissimili da quelle brasiliane nelle quali molti nostri connazionali (in primis emigranti del sud e individui poveri) erano costretti a vivere in condizioni igienico – sanitarie inesistenti.
A raccontare le vicende di chi viveva in questi “ghetti” ci pensò, nel 1976, uno dei registi più attenti alle realtà sociali del nostro paese, Ettore Scola, nel capolavoro Brutti, Sporchi e Cattivi dove, tra momenti umoristici e grotteschi seguiti da altri poetici e drammatici, ci viene mostrata la vita di una famiglia di origini pugliesi di circa venticinque persone, nella zona di Monte Ciocci, a Roma, il cui “capobranco” è Giacinto Mazzatella, un vecchio sgradevole, guercio, prepotente e dispotico interpretato in maniera magnifica da Nino Manfredi (che avrebbe meritato, giustamente, l’oscar per la sua “incredibile prova d’attore” nel dare vita a un “bastardo” di tale calibro) che vive nella paura di perdere i soldi ottenuti come risarcimento per aver perso un occhio a causa di un getto di calce viva, e considerando i parenti dei “potenziali ladri e assassini”, cerca di eliminarli prima che lo possano fare loro.
L’evento che coalizzerà l’intera “tribù” contro di lui sarà il portare nella loro “casa” una grassa prostituta napoletana, Iside, che li spingerà a tentare di ucciderlo con veleno per topi ma lui, sopravvissuto per puro “miracolo” (o grazie al diavolo) passerà al contrattacco tentando prima di bruciarli vivi, poi subaffittando la “baracca” dove vivono ad un’altra famiglia, con la quale saranno costretti a convivere dopo una lotta senza vincitori né vinti.
Nonostante abbia più di quarant’anni, Brutti, Sporchi e Cattivi descrive in maniera impietosa, ieri come oggi, le miserie materiali e morali di cui soffrono i poveri che abitano nelle baracche, italiani o stranieri che siano; un film che mostra con il lucido candore di una commedia grottesca i contorni deviati di una storia che aderisce a tempi andati, presenti e, purtroppo futuri.
Al giorno d’oggi, ci vorrebbe il coraggio di realizzare un film del genere.