Per la serie “Io sto a casa e guardo in TV un buon film” ho rivisto con piacere “Birdman”, film uscito in Italia nel 2015, del talentuoso regista messicano Alejandro Gonzàlez Inarritu, autore, tra l’altro di “Revenant” l’opera che ha permesso a Leonardo Di Caprio di fregiarsi del suo primo Oscar come attore protagonista.

Dopo un folgorante passato nei panni di un glorioso supereroe, l’attore Riggan Thomson (Michael Keaton) spera che dirigere un nuovo, ambizioso spettacolo a Broadway riuscirà a rilanciare la sua carriera moribonda e a dimostrare a tutti – e a se stesso – che non è solo una ex star di Hollywood. Nei giorni che precedono la sera della prima, Riggan deve fare i conti con un ego irriducibile e gli sforzi per salvare la sua famiglia, la carriera e se stesso.

Il film vuol essere sicuramente una satira della Hollywood e del cinema degli effetti speciali.
Il protagonista, nei panni del divo cinematografico in declino, cerca di risorgere dalle ceneri recitando a Broadway in una pièce del commediografo Carver. Birdman è la surreale e ironica tragicommedia di un uomo atterrito dallo spettro incombente di un fallimento personale e professionale, continuamento tormentato da una voce interiore che è la sua stessa, quella del suo alter ego.

Nella sua verve drammaturgica e distruttiva prima tira in ballo un co-protagonista, attore teatrale di successo (Edward Norton) per poi mollarlo a metà strada. E’ un film magnifico sul teatro nel teatro, su quello scontro di egocentrismi che durante le prove possono creare situazioni di conflitto lacerante, eventualmente necessarie per la riuscita dello spettacolo. Keaton impersona Riggan mettendosi sfrontatamente a nudo con coraggiosa autoironia. Inarritu e il suo fantastico direttore di fotografia Emmanuel Lubezki gli stanno addosso in lunghe scene dal ritmo incalzante e che non conoscono pause, dando l’impressione di un racconto svolto in un unico, acrobatico piano sequenza. Il finale è immaginifico e nulla toglie alla travolgente, disperata energia del film.

Il film, nell’edizione 2015 dell’assegnazione degli Oscar, ha avuto ben quattro riconoscimenti: miglior film, migliore regia, migliore sceneggiatura originale, migliore fotografia.
Il cast si è avvalso di altre due protagoniste di spessore: Emma Stone, nei panni della figlia di Riggan e Naomi Watts.


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