La crocifissione.
L’Atto finale con cui Gesù ha dato la sua vita per salvare l’umanità, dovuta alle azioni di Ponzio Pilato e dei Sommi Sacerdoti, ma che non si sarebbe realizzata se il popolo di Gerusalemme, invece di graziare Barabba, avesse scelto di salvare il Figlio di Dio, e che porterà, sul popolo ebraico, l’accusa di Deicidio, che per secoli sarà sfruttata contro di loro, in particolare dal Nazismo e da Adolf Hitler.
Ma che cosa gli successe, una volta ottenuta la grazia?
Che razza di vita condusse, dopo la morte di Cristo?
Basandosi sul romanzo che porta il suo nome, realizzato dallo scrittore svedese Pär Lagerkvist, il regista Richard Fleischer, nel 1961, ha diretto l’adattamento dell’omonima opera in un film, nel cui cast internazionale hanno fatto parte attori e attrici del calibro di Anthony Quinn \ Silvana Mangano \ Arthur Kennedy \ Vittorio Gassman \ Jack Palance \ Ernest Borgnine \ Valentina Cortese \ Arnoldo Foà.
Poco tempo dopo essere stato liberato, Barabba riprende a commettere crimini, invece di vivere una vita retta, finendo per essere condannato alla deportazione e al lavoro forzato in una miniera di sale e zolfo in Sicilia da Ponzio Pilato, che nasconde a fatica il disgusto di avere lasciato che a decidere chi dovesse vivere tra lui e Gesù sia stata la gente di Gerusalemme e non lui.
Riuscito a fuggire, finirà a Roma, dove diventerà gladiatore e abbraccerà, involontariamente, il Cristianesimo, grazie a un gladiatore convertito che poi dovrà vendicare nel Colosseo.
Sarà solo sulla croce, a causa dell’incendio di Roma del 64 – della cui attuazione saranno accusati i Cristiani – che comprenderà la verità sul perché della sua esistenza: rappresentare coloro che hanno paura di riuscire a credere in qualcosa e che hanno chiuso il loro cuore all’amore e alla pace, per poi morire, rimettendosi nelle mani del Signore.
Un film che meriterebbe di essere di nuovo trasmesso nei giorni precedenti la Pasqua, per comprendere la sua essenza.