5 giorni e 10mila cammelli selvatici abbattuti in Australia per impedire loro di bere acqua e dunque consumarla in una regione devastata dalla siccità.
L’uccisione di massa dovrebbe avvenire da parte di tiratori professionisti in elicottero.
L’ordine è partito dal capo della comunità degli aborigeni di Anangu Pitjantjatjara Yankunytjatjara, che pare abbia colto le lamentele della popolazione, secondo cui gli animali si recherebbero nelle loro proprietà per cercare acqua, contribuendo anche al riscaldamento globale con le loro flatulenze.
E’ da ricordare che a causa degli incendi che stanno devastando l’Australia già 480 milioni di animali sono morti e 4 milioni di ettari di terreno sono andati perduti. A tale bollettino di guerra bisogna aggiungere anche l’uccisione di questi poveri cammelli. Ma l’ordinanza non è nuova, in quanto ogni anno il programma di gestione dei cammelli prevede che un certo numero venga abbattuto per il timore che possa prosciugare le poche sorgenti d’acqua tanto preziose alle comunità di aborigeni.
Secondo il National Federal Camel Management Plan, se non esistesse un piano di controllo, la popolazione di cammelli selvatici potrebbe raddoppiare ogni 9 anni e secondo Tim Moore, amministratore delegato di RegenCo,“un milione di cammelli selvatici emettono metano equivalente a una tonnellata di anidride carbonica all’anno, inquinano insomma come 400mila auto sulla strada”.
Per questi poveri cammelli sembra proprio non esserci scampo, perché da un lato la carenza d’acqua e dall’altro l’inquinamento.