I missionari hanno dato la vita per difendere il cristianesimo, ma un noto archeologo dette la sua per salvaguardare gli scavi archeologici di Palmira (oggi Tadmur).
Palmira è stata una delle più importanti città della Siria. Per un determinato periodo fu capitale dell’omonimo regno, in realtà un impero di breve durata governato dalla regina Zenobia in netto contrasto con l’impero romano nel III secolo d. C. Fu una grande città carovaniera per tutti i viaggiatori e i mercanti che attraversavano regolarmente il deserto della Siria: era un punto di incontro tra l’Occidente e l’Oriente, sviluppatosi particolarmente tra il I e il II secolo d.C. Oggi la antica Palmira è denominata Tadmur (suo significato: palma). L’attuale Tadmur si trova nei pressi dell’antico sito archeologico. L’antica Palmira di Zenobia fu assediata dai Romani, sotto l’impero di Aureliano, che nel 272 d.C. condusse una vera e propria campagna militare contro l’omonimo regno, sconfitto definitivamente e annesso di nuovo all’impero romano d’Oriente. Gli scavi archeologici dell’antica Palmira iniziarono nel 1929 ad opera dell’archeologo Henri Arnold Seyrig. Il custode degli scavi di Palmira era un noto archeologo di fama internazionale: Khaled Al-Asaad.
Il 18 agosto 2015 lo studioso fu atrocemente decapitato dai miliziani dell’Isis, dopo aver dedicato tutta la vita al predetto sito archeologico, divenuto a pieno titolo “Patrimonio dell’Umanità” nel 1980. Asaad nacque nel 1934 proprio a Tadmur e nel 1962 si laureò in storia e pedagogia all’università di Damasco. Nel 1963 ottenne la nomina a direttore del sito archeologico e del museo di Palmira. Ha sempre cercato di sviluppare, a livello scientifico, l’istituzione archeologica di Palmira, così come anche a livello amministrativo e finanziario. Come il grande Maiuri, Asaad rimase sempre influenzato da Cicerone, per un particolare pensiero: “ignorare il passato significa rimanere bambini”. Si distinse per proteggere al massimo i siti archeologici per le generazioni future. Grazie a lui l’antica Palmira con le sue statue e iscrizioni diventò un sito importante per il turismo culturale in Oriente. Fu direttore del museo e del sito archeologico di Palmira fino al 2003, ma si occupò della città in qualità di consulente del dipartimento dei musei e delle antichità fino alla morte. Collaborò con studiosi di ogni parte del mondo. Scrisse anche dei libri su Palmira e sulla regina Zenobia. Mise in salvo preziosi reperti e, in piena occupazione da parte dei miliziani dell’Isis, preferì rimanere a presidiare la città, pur conscio del pericolo che questo comportava. I miliziani dell’Isis lo minacciarono e gli intimarono di rivelare i luoghi ove erano stati nascosti tutti i tesori di Palmira, ma Asaad si rifiutò. Per questo fu decapitato e il suo cadavere fu esibito, a mo’ di trofeo, nella piazza centrale della città con un cartello riportante la scritta “apostata blasfemo”.
Inutile ogni considerazione per questo atto di pura barberia che disconosce la scienza, la storia, che è un vero e proprio crimine contro la cultura, contro l’umanità, aggiunto allo scempio che i miliziani dell’Isis fecero dei noti scavi archeologici di Palmira, in corso di attuale ricostruzione e restauro. Khaled Al-Asaad rimarrà sempre nel nostro ricordo per la sua dedizione all’archeologia, talmente forte e appassionata, da portarlo a subire l’estremo sacrificio. Ma non è finito tutto così, come avrebbero potuto immaginare i suoi carnefici. Anzi la sua morte lo ha consacrato come un martire e il suo gesto coraggioso sarà sempre ricordato da tutti in ogni parte del mondo!
Fonte: Palmira “storie straordinarie dell’antica metropoli d’Oriente”. Prof. Teresa Grassi.